INTERVISTA A MOLLY GREENHOUSE

martedì 2 novembre 2010

Cari lettori,
diamo oggi il benvenuto ad un'altra scrittrice esordiente questa volta di fantasy: Molly Greenhouse aka Monica Serra che ci presenta il suo romanzo d'esordio.

-Ciao Molly è un piacere per me ospitarti nel mio blog Italian Emerging Writers. Ti andrebbe di presentarti ai lettori? Ciao. Innanzitutto, il piacere è mio. Questo è un blog davvero interessante e so che è molto seguito: sono lieta di essere tra gli ospiti! Mi presento brevemente. Molly Greenhouse è una dinamica quarantaduenne che ha finalmente deciso di dedicarsi “sul serio” alla sua passione di sempre, cioè scrivere. Il mio primo romanzo è Cuore di Drago, un fantasy pubblicato nel 2009 con la casa editrice Runde Taarn. Non fatevi ingannare dal nom de plume: in realtà, sono italianissima. Molly è un vezzeggiativo con cui mi chiamano gli amici (il mio nome è Monica) e Greenhouse non è altro che la traduzione letterale in inglese del mio cognome (Serra). Avendo scritto un romanzo fantasy, mi sembrava simpatico usare un nome di fantasia nel proporlo e la scelta di mantenerlo per la pubblicazione è stata condivisa con l’editore. D’altronde, anche la mia scrittrice fantasy preferita, Robin Hobb, usa un nome d’arte… magari può essere di buon augurio!


-Qual è il tuo rapporto con la scrittura e cosa rappresenta per te? Quando hai scoperto questa passione?
Non saprei immaginare la mia vita senza scrivere: è un po’ come respirare, indispensabile per sopravvivere. Trovo che liberare i miei pensieri attraverso una storia sia estremamente rilassante e ho finalmente trovato il coraggio di condividere questo mio piacere con gli altri. In realtà, non saprei dirti quando ho scoperto di amare la scrittura. Alle scuole elementari scrivevo favole e racconti per i miei compagni e da lì in poi ho sempre scritto, ma tutto finiva sempre in un cassetto. Poi, dopo un periodo difficilissimo in cui scrivere mi ha aiutata a scacciare molte paure, ho finalmente trovato il coraggio di mettermi in gioco e Cuore di Drago dimostra che non è mai troppo tardi per realizzare i propri sogni.


-Cosa fai di solito mentre scrivi? Hai un particolare processo creativo?
Il processo creativo da cui nascono le mie storie è un po’ particolare. L’idea può avere origine da un paesaggio, da una frase, da un volto. Lì per lì, quando mi rendo conto che qualcosa mi ha colpita, butto giù poche righe sul primo pezzo di carta che mi capita (con grande angoscia dei miei familiari, che sono sommersi da “pizzini”…)
A poco a poco, attorno a quelle quattro parole, cominciano a presentarsi personaggi, luoghi e storie e allora comincio a raccontare ciò che accade. I personaggi iniziano ad agire sulla spinta che io ho dato loro e poi si animano di vita propria. Più di una volta mi è capitato di dover rimettere mano alla trama di una storia già scritta per colpa di qualche “out-sider” che veniva prepotentemente alla ribalta. Seguendo i personaggi, attraverso i luoghi in cui essi si muovono, la storia prende corpo e io scrivo tutto ciò che vedo accadere, anche in modo temporalmente incoerente. Raramente so dove una storia va a parare, ma quando ho accompagnato i protagonisti al finale, a quel punto inizio il “montaggio”. In effetti, è un po’ come accade per un film: ordino le sequenze e le sistemo in modo che la storia segua finalmente una linea temporale logica, dopodiché inizio la revisione. Questa è la parte che mi piace di più, anche se ti assicuro che è faticosissima: tra una scena e l’altra cominciano a inserirsi episodi che in un primo momento mi erano sfuggiti, oppure personaggi che avevo inizialmente creato come secondari fanno qualcosa che mi costringe a dar loro uno spazio imprevisto, con conseguente necessità di riscrivere gran parte del racconto.


-A cosa ti sei ispirata per scrivere il tuo romanzo d’esordio "Cuore di Drago"?
Cuore di Drago nasce dalla necessità personale di ritrovare un equilibrio perduto. Il percorso che ho voluto raccontare nel libro è quello di una ricerca, la stessa che io ho dovuto affrontare dopo un difficilissimo periodo della mia vita. Ambientare la storia in un mondo fantastico, ma tuttavia credibile, è stato fondamentale. Trovare la spada forgiata dal cuore dell’ultimo drago significa per ciascuno dei personaggi arrivare alla stabilità e da questa ricerca usciranno un po’ tutti vincitori, come è stato per me.


-Qual è stata la gestazione del romanzo? L’idea iniziale, successivamente, come si è sviluppata?
Tutto è nato da un paesaggio. Ero in vacanza in montagna, ma dato che non so sciare, mi godevo il sole e il panorama. Guardandomi intorno mi sono resa conto di trovarmi in un posto incredibilmente adatto ad ambientarci una storia fantastica. Così, a pagina 71, potete leggere l’idea da cui è partita la mia avventura: una valle innevata, avvolta dal silenzio ovattato e severo dei monti che la circondano… Tutto intorno a questa descrizione, la trama si è tessuta quasi da sola e i personaggi sono comparsi via via che la storia prendeva forma.


-Dalle tue descrizioni si nota che ami molto le montagne. Hai trovato ispirazione per l’ambientazione del romanzo nei luoghi in cui vivi?
Amo molto viaggiare e nelle mie descrizione c’è tanto di quello che ho visto. Le montagne sono un’ambientazione ideale per un romanzo fantasy: il paesaggio montano è solenne e senza tempo e si è prestato in maniera perfetta al mio Cuore di Drago. E chi vive nella mia zona (pochi chilometri a nord di Roma) riconoscerà certamente Roccantica, per cui mi sono ispirata al magnifico castello di Bracciano.


-Personalmente ho molto amato Annya: è una ragazza forte ma nello stesso tempo ricca di umanità, un personaggio particolarmente riuscito. Quanto c’è di Molly in lei?
Ho cercato di dare una caratterizzazione ben precisa a ciascun personaggio, dotando anche i “buoni” di qualche difetto che potesse renderli verosimili e interessanti. Annya è sicuramente un personaggio che mi rappresenta, anche se credo di aver messo un po’ di Molly in tutti quelli che compaiono nel romanzo. Tra le figure femminili mi è particolarmente cara Rhian, ma il mio preferito è Yorik: lo trovo tremendamente umano, nonostante sia depositario di grandi poteri. Il mio unico rammarico è quello di aver dato poco spazio alla figura dello Stregone: sarebbe stato interessante approfondire la sua personalità arrogante e dissacrante al tempo stesso, ma nel contesto della trama non era essenziale, così mi sono limitata a farlo comparire solo per il tempo strettamente necessario..


-Cosa caratterizza questo romanzo? Secondo te qual è il suo punto di forza e per quale motivo i lettori che ti stanno leggendo dovrebbero acquistarlo?
Un appunto che mi è stato mosso riguarda la brevità del romanzo, che invece io ritengo uno dei suoi punti di forza. In effetti, Cuore di Drago è un po’ “anomalo” rispetto a una tradizione che vuole il romanzo fantasy lunghissimo e magari suddiviso in più volumi. Il libro è autoconclusivo e la trama si svolge in modo lineare e completo nell’arco delle circa 200 pagine che la compongono. Il mio obiettivo era quello di accompagnare il lettore attraverso la storia senza annoiarlo, in modo da farlo arrivare alla fine con il rammarico di dover girare l’ultima pagina e chiudere il libro. Spero di esserci riuscita.


-Pensi di dedicarti ancora al fantasy? Quali sono i tuoi autori preferiti?
Credo di aver trovato nel fantasy il modo migliore per esprimermi. Il genere si presta egregiamente a una manipolazione della realtà che permette di dar vita a storie credibili senza dover dare troppe spiegazioni logiche a ciò che accade, intrattenendo, divertendo e facendo sognare il lettore. Per farvi capire meglio, io considero il fantasy un po’ come l’evoluzione moderna della fiaba. Personaggi, temi e ambientazioni derivano di certo dai racconti fantastici che parlano di castelli, principi, maghi e foreste incantate. Purtroppo il mondo moderno non tratta il genere con lo stesso rispetto che gli veniva dato in passato: di sicuro, le fiabe godevano di maggior considerazione di quella conferita ai giorni nostri ai romanzi fantasy, considerati un sottogenere, soprattutto in Italia. Eppure esistono dei fantasy che sono autentici capolavori.
Per quanto riguarda i miei autori preferiti, è una domanda da un milione di euro. Certamente sono molti e ad essi cerco di ispirarmi. Diciamo che vorrei avere la scrittura limpida e coinvolgente di Robin Hobb, la straordinaria capacità di caratterizzare i personaggi e di intricare le trame di George RR Martin e la fervida, incredibile fantasia di Neil Gaiman. E se ogni tanto facesse capolino tra le righe lo humor irresistibile di Terry Pratchett, sarei la scrittrice fantasy perfetta!


-Questa è la tua prima pubblicazione. Ci parli un po’ della tua ricerca di una casa editrice e di come sei riuscita a pubblicare? Un' esperienza positiva o negativa?
La ricerca dell’editore è stata mirata: se scrivi fantasy, è inutile inviare il manoscritto a una casa editrice che pubblica saggistica o gialli. Tra le varie proposte editoriali (alcune interessanti, altre assolutamente “indecenti”), ho scelto quella di una piccola ma seria casa editrice, Runde Taarn, che vorrei qui ringraziare per avermi dato la possibilità di vedere realizzata la mia creatura. Mi sono trovata molto bene con loro, sono dei professionisti seri e competenti. Il lavoro che ha preceduto la pubblicazione è stato ineccepibile (poche le correzioni, per la verità, ma dove sono state fatte, il testo ne ha beneficiato in chiarezza) come posso dirmi soddisfatta per quanto riguarda l’aspetto promozionale (l’editore ha organizzato presentazioni “corali” e individuali in tutta Italia, la prossima la farò a Roma il 27 novembre alla Libreria Caffè Letterario Mangiaparole assieme ad un altro autore fantasy esordiente). Direi quindi che è stata un’esperienza positiva e spero di lavorare ancora con loro.


-Cosa ne pensi da autrice del panorama editoriale legato agli esordienti? Quali pensi siano i difetti e cosa dovrebbe essere migliorato?
Qui tocchiamo un tasto dolente e rischiamo di aprire una discussione infinita. Nel nostro paese, purtroppo, vige il malcostume di approfittare delle situazioni. Nel campo dell’industria libraria, molti si autodefiniscono editori e cercano di far leva sulle velleità e sui sogni di chi si presenta con un manoscritto per spillargli dei soldi. Non mi riferisco a case editrici che magari chiedono un piccolo contributo all’autore (il più delle volte l’acquisto copie proposto è minimo rispetto alla tiratura del libro) perché non si chiamano Mondadori o Feltrinelli, ma a quei cosiddetti editori che fanno annunci roboanti e privi di ogni fondamento per convincere lo scrittore a “pubblicarsi”, spendendo un sacco di euro e dovendo poi dannarsi per occuparsi personalmente della distribuzione. Questo è uno dei motivi per cui ci sono in circolazione diversi prodotti di qualità mediocre, anche se non me la sento di generalizzare, dato che tra gli “autoprodotti” ho conosciuto moltissimi scrittori di indubbio valore. Abbiamo tanti bravi autori in Italia, ma spesso i grandi editori preferiscono puntare su nomi stranieri per motivi prettamente economici. Questo è vero soprattutto nel genere fantasy: il mio pseudonimo (nato per gioco, come dicevo all’inizio della nostra chiacchierata) è stato mantenuto appunto per motivazioni commerciali.


-Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai già un altro romanzo in fase di scrittura o in fase di pubblicazione? Puoi darci qualche news?
Il mio secondo romanzo è già in mano agli editori, posso solo anticipare che ho cercato di staccarmi dai cliché (stavolta, niente draghi) e che il risultato finale ricorda i romanzi cavallereschi: spero di potervi dare presto notizie più dettagliate. Per il resto, sto lavorando a un altro paio di idee, sempre in ambito fantastico, anche se in questo periodo sono concentrata a combattere una battaglia personale molto difficile (gravi problemi di salute, purtroppo, ma io non demordo). Se ne avete voglia, potete leggere mensilmente le mie recensioni (ovviamente, di libri fantasy) sul sito "http://www.temperamente.it"
-Hai blog o siti dove possiamo seguirti?
In attesa di creare un sito internet, potete aggiungervi alla pagina di Molly Greenhouse su Facebook, dalla quale vi terrò aggiornati sulle novità.


-Questa era l’ultima domanda. Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?
Spero di aver incuriosito i lettori, invogliandoli a trascorrere qualche ora fuori dalla realtà con i miei personaggi, e voglio nuovamente ringraziarti per avermi ospitata in questo spazio e per il grande lavoro che stai facendo in favore degli scrittori emergenti, per i quali sono fondamentali il passaparola e la visibilità.

INTERVISTA A STEFANIA ANDRUSIANI

sabato 18 settembre 2010



Cari lettori,
le interviste stanno diminuendo di frequenza ma sono davvero presa dai miei impegni e dal mio blog principale e non ho davvero tempo infatti sono indietrissimo con gli ultimi autori. Oggi comunque leggerete la mia intervista fatta all'autrice esordiente Stefania Andrusiani.
1 - Ciao Stefania, benvenuta nel mio blog Italian Emerging Writers. Ti va di presentarti hai lettori?
Ciao a tutti, sono Stefania e sono nata a Piacenza nel 1966. Ho alle spalle una formazione culturale a carattere artistico; dopo il liceo artistico mi sono diplomata in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera ed ho anche conseguito il diploma per Esperta in Comunicazione e Didattica dei Beni Culturali. Amo le arti visive, comprendendo la fotografia, il cinema, la televisione, il teatro, ma amo anche la musica, principalmente quella classica. Il mio strumento preferito è il pianoforte.

2 - Qual è il tuo rapporto con la scrittura e cosa rappresenta per te? Quando hai scoperto questa passione?
Alla parola preferisco la scrittura, più meditata. Scrivere mi permette di mostrare qualcosa di più rispetto al racconto verbale, essendo io una persona piuttosto schiva. Scrivere mi aiuta a sperimentare, a creare e a viaggiare con la fantasia. Prima di appuntare le idee sul foglio chiudo gli occhi e ascolto musica. Scrivere per me è pace dell’animo e tumulto della mente. Da giovane ho scritto i classici “diari del cuore”, quelli segreti, memore di una frase: “Scrivete, scrivete, qualcosa resterà”, che avevo letto all’epoca. Ho poi continuato a scrivere per gli esami scolastici e per la tesi in Accademia, infine per lavoro, ma non è stato uno scrivere creativo.

3 - Cosa fai di solito mentre scrivi? Hai un particolare processo creativo?
Inizialmente prediligo scrivere a ruota libera su fogli di carta, anche da riciclo, su taccuini creati da me. Viaggio con carta e penna, le tengo anche in tasca, così da fermare l’ispirazione. Le idee non seguono un ordine preciso. Scrivo tutto quello che mi passa per la mente. Scrivo anche con il computer, senza abbandonare mai il foglio di carta. Posso così riordinare meglio le idee grazie al taglia e incolla, grazie cioè alla versatilità dei programmi di videoscrittura. Le idee che sviluppo al buio, nel silenzio della notte, sono quelle che ritengo migliori perché, a occhi chiusi, immagino meglio le ipotetiche situazioni e con la mente le posso arricchire, modificare, ripetere a mio piacimento. Trascrivo poi tutto, di getto. Importante per me, inoltre, è scegliere subito la fisionomia dei personaggi, così da creare e poi trascrivere tutto come se avessi assistito a una rappresentazione teatrale.

4 - Quali sono gli autori e i libri che ti hanno formata come scrittrice?
Ultimamente ho letto “La solitudine dei numeri primi”. Ho una famiglia, due bambini piccoli che assorbono energia e mi lasciano poco tempo libero. Ho letto anche favole e racconti. Tant’è che posso definire “La meravigliosa avventura di Elizabeth Reed” una favola per adulti. Sul comodino tengo autori vari, eterogenei: “James e la pesca gigante” di Roald Dahl, “Il brutto anatroccolo” di Andersen, Edgar Allan Poe, che adoro. Altro libro che leggo sempre con piacere è “Fiabe italiane”, fiabe raccolte e trascritte da Italo Calvino. Le fiabe, se lette da un adulto attento, possono svelare tutta la loro bellezza che comprende spesso anche un lato oscuro, tenebroso. Ad un fatto preoccupante spesso si contrappone una schiarita che tutti attendiamo dal momento in cui cominciamo a leggere la favola.

5 - A cosa ti sei ispirata per scrivere il tuo romanzo d’esordio "La meravigliosa avventura di Elizabeth Reed"?
Nel 2008 sentii parlare un uomo, durante un’intervista. Raccontava del cambiamento radicale che era riuscito a realizzare grazie alla sua forza di volontà. La trasformazione che la protagonista del romanzo mette in atto è diversa, ma motivata anch’essa dalla volontà di raggiungere un obiettivo. Avevo in mente l’idea di parlare di una donna che fosse forte e decisa come spesso lo sono gli uomini, ma che non mortificasse la sua femminilità. Il romanzo si può considerare davvero una favola avventurosa ed è figlio della Società contemporanea. È nato dall’osservazione di ciò che avviene nel quotidiano. Pur essendo una storia immaginaria molti fatti del romanzo possono accadere davvero.
Altra fonte d’ispirazione è stato il Cinema con i suoi films musicali, il cinema soprattutto di altri tempi. Mi divertono i films il cui bandolo della matassa è alla fine di tutto, con colpi di scena e con il protagonista che si toglie la maschera lasciando tutti sorpresi. Un film che adoro è “I favolosi Baker” dove la protagonista è sensuale, indimenticabile sul pianoforte a coda mentre canta. Altra scena di rilievo è quella nel film “Pretty Woman” dove la protagonista ritorna nel negozio di chi l’aveva trattata male snobbandola, in una sorta di dispettoso riscatto. Per finire voglio ricordare la saga di “Angelica”, eroina d’altri tempi, alla ricerca del suo unico amore.

6 - Qual è stata la gestazione del romanzo? L’idea iniziale, successivamente, come si è sviluppata?
L’idea iniziale è nata sostanzialmente da un sogno dove appariva una segretaria indispensabile al suo datore di lavoro. La storia però tendeva a restare tiepida e insipida, così l’ho sviluppata arricchendola. Ho approfondito il concetto di conflitto che spesso può nascere tra padre e figlio. Non volevo però che fosse il solito conflitto generazionale e ho immaginato uno scontro tra due uomini con pochi anni di differenza, dalle vedute simili, se pur contrastanti. Se il romanzo doveva essere una favola moderna, allora aveva bisogno di situazioni conflittuali tra il bene e il male. Tutto doveva essere attualizzato in un periodo contemporaneo e le vicende dovevano essere ambientate in luoghi urbani, ricchi di verde, con castelli antichi.

7 - Quanto c'è di autobiografico nel tuo libro? Qualcosa che ti accomuna a qualcuno dei personaggi? O ad alcuni episodi narrati?
Ho cercato di mettere di me il meno possibile. Non considero la mia vita sufficientemente interessante. Qualcosa comunque è affiorato. Alcuni sentimenti provati dai personaggi mi appartengono. Ad esempio anch’io non amo il tempo che passa, proprio come per Paul. Come lui faccio spesso fuoco e fiamme se qualcosa mi turba. In comune con la protagonista ho la passione per i fuoristrada e, quando ho avuto necessità di descrivere Elizabeth in alcune situazioni, i vestiti che le ho fatto indossare appartenevano al mio guardaroba. Questo mi ha aiutato a pensarla più realisticamente. Ho immaginato una ragazza alle prese con il lavoro, dinamica, grintosa. Non mi è stato difficile perché, nelle mie esperienze lavorative, ho conosciuto persone di quel tipo. Per creare i personaggi ho così attinto alle più diverse caratteristiche delle persone con le quali ho avuto a che fare, riunendole con fantasia e creando così personaggi immaginari, ma che ognuno di noi potrebbe incontrare ovunque.

8 - Cosa caratterizza questo romanzo? Secondo te qual è il suo punto di forza e per quale motivo i lettori che ti stanno leggendo dovrebbero acquistarlo?
Il romanzo è nato per far sognare il lettore. È stato pensato come una vorticosa storia, pronta per una trasposizione cinematografica. Il lettore si troverà coinvolto e non resisterà a proseguire la lettura. I capitoli sono spesso brevi e il loro titolo, che ne anticipa il contenuto, invoglia a leggere per proseguire ulteriormente. È un volume abbastanza corposo, ma la lettura si rivela veloce. I protagonisti rivelano una intensa gioia di vivere che caratterizza l’evolversi delle situazioni.

9 - La protagonista del romanzo è Elizabeth Reed. Da dove nasce questo personaggio così particolare? Ti assomiglia in alcuni aspetti?
Elizabeth Reed rappresenta una sorta di bellezza ideale. Anche il cambiamento che la segna è ideale. Pure nella vita reale certe volte si possono verificare cambiamenti radicali ed imprevedibili. Elizabeth è per me una sorta di “Avatar”. Certe sue qualità vorrei mi appartenessero, “in primis” la sua forza di volontà, la sua determinazione, inoltre la sua abilità al volante, la capacità di esprimersi in diverse lingue straniere. Ci accomuna la passione per l’equitazione e la musica.

10 - Il tuo è un romanzo di cambiamento e di crescita. Come mai questa scelta? Cosa volevi trasmettere al lettore con la tua storia?
I cambiamenti nella vita sono inevitabili. Importante, a mio parere, è riuscire a prendere in mano le situazioni perché il cambiamento risulti voluto e non subìto. Volontà e determinazione portano a cambiamenti positivi. Elizabeth ha i suoi periodi di crisi, ma con determinazione li supera sempre. Questo è per me il messaggio più importante. Voglio aggiungere che il romanzo non è essenzialmente d’amore, anche se molti potrebbero definirlo in questo modo. Vuole raccontare di una ragazza determinata, con un obiettivo da raggiungere, che non è esclusivamente la conquista dell’uomo che ama, perché Elizabeth è una donna in carriera. Il romanzo propone diverse chiavi di lettura, affronta diverse tematiche: le vicende a sfondo sentimentale, il tema della rinascita e del riscatto, la trasformazione profonda dei protagonisti. I cambiamenti spesso non sono immediati, hanno bisogno di tempo. L’importante è avere grandi progetti, grandi sogni.

11 - Questa è la tua prima pubblicazione. Ci parli un po’ della tua ricerca di una casa editrice e di come sei riuscita a pubblicare? Un' esperienza positiva o negativa?
Inizialmente ho cercato di entrare in contatto con alcune Case editrici, senza successo. In Internet ho cercato ulteriormente. La casa editrice che ho preferito è stata la “Caravaggio Editore”, con marchio “&myBook”. Per uno scrittore alle prime armi è davvero difficile pubblicare. Il mio è un sogno che si è realizzato. Anche il rapporto che si è instaurato con l’Editore è positivo, da ogni punto di vista. Pubblicare il romanzo è stata una delle esperienze più interessanti della mia vita. Tutto è stato emozionante: la scelta della copertina, la veste grafica, la creazione del sito e la realizzazione del booktailer, la diffusione del romanzo su internet. Posso davvero affermare che è stata un’esperienza che segna.

12 - Cosa ne pensi da autrice del panorama editoriale legato agli esordienti? Quali pensi siano i difetti e cosa dovrebbe essere migliorato?
Come esordiente posso affermare di essere stata fortunata a trovare la Casa Editrice che ha pubblicato, perché non tutti quelli che hanno un romanzo nel cassetto arrivano a farlo conoscere al grande pubblico. Navigando in internet ho trovato “blogs” dove le persone chiedono consigli, informazioni, per riuscire a pubblicare. In Internet ho letto di esperienze negative, di persone che si sono ritrovate allo sbando nella ricerca infruttuosa di un editore. Non mi sento in grado di dare giudizi su difetti o pregi a proposito del mondo editoriale non avendo una visione completa di questo mondo che si è rivelato essere complesso e sfaccettato.

13 - Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai già un altro romanzo in fase di scrittura o in fase di pubblicazione? Puoi darci qualche news?
Per quanto riguarda i miei progetti, al momento sto cercando di promuovere il romanzo e in internet stanno aumentando i siti che lo propongono. Mi attrae anche l’idea di poter allargare i miei orizzonti al mercato estero. Il mio desiderio più grande rimane comunque quello di riuscire a vedere una trasposizione cinematografica o televisiva del romanzo. Ho un altro sogno nel cassetto, scrivere una storia per tutti. Il mio romanzo d’esordio si rivolge a un pubblico adulto mentre col prossimo vorrei poter entrare nel mondo dei giovani raccontando una storia leggera dai sentimenti profondi.

14 - Hai blog o siti dove possiamo seguirti?
È possibile contattarmi visitando il sito del romanzo
http://www.elizabethreed.it/ .
Sul sito è possibile leggere stralci del romanzo, i profili dei personaggi principali, avere qualche notizia sull’autrice e vedere il booktrailer. È possibile scrivermi e lasciare un commento, cosa che ritengo gradita e del tutto positiva.

15 - Questa era l’ultima domanda. Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?
Occuparsi di qualche attività creativa e artistica è uno dei grandi piaceri della vita.
Un abbraccio
Stefania

INTERVISTA A IAVY DRAKE

venerdì 3 settembre 2010

Ciao Lisa benvenuta nel mio blog Italian Emerging Writers ti va di presentarti ai lettori?
Ciao Alessandra, con vero piacere, mi chiamo Lisa in arte Iavy Drake, ho 27 anni e lavoro nella grafica pubblicitaria, lo scrivere per me è diventata una passione che coltivavo ogni giorno fino a quando non ho deciso di provare a buttarmi e così è nato il mio libro d’esordio “Between ligh and darkness”.

Qual è la cosa più bella dell'essere una scrittrice?
Per me è l’esprimersi, non sono mai stata brava a spiegarmi a parole così fino dalla tenera età scrivevo per fare capire a chi leggeva emozioni, stati d’animo che provavo.


Ricordi quando hai scoperto il piacere della lettura e con quale libro?
Ho cominciato a leggere molto tardi avevo già finito le superiori, il libro era stato Il prigioniero di Azkaban il terzo libro di Herry Potter della Rowling e da lì non ho più smesso di leggere.

Fai qualcosa in particolare mentre scrivi? Parlaci del tuo processo creativo.
In genere ascolto musica è lei che mi accompagna nelle mie avventure notturne creandomi sensazioni e stimoltandomi nell’immaginazione.

Quali sono stati gli scrittori e i libri che più ti hanno più influenzata?
Cate Tiernan è stata determinante con la sua saga sulla Wicca, invece la fine di Breaking Dawn mi ha spinto a scrivere il mio primo romanzo anche se non ha niente a cui vedere con i vampiri, ma tante altre mi ispirano ogni giorno esempio Keri Arthur, Colleen Gleason, la stessa Rowling insomma chi più ne ha più ne metta.


Qual'è stato il tuo percorso di pubblicazione?
Ero dubbiosa se pubblicarlo, poi alla fine mi sono buttata ho scelto 7 case editrici che pubblicavano emergenti e trattavano il ramo del fantasy e poi ho inviato il racconto, tre delle quali mi hanno risposto e ho scelto l’offerta più vantaggiosa per me.


A cosa ti sei ispirata per scrivere il tuo primo romanzo Between light and darkness? Come si è sviluppato successivamente?
La base di partenza è nata da un incubo avuto in adolescenza che ancora oggi ricordo così da quello ho creato e immaginato i personaggi e la storia fino a renderlo un romanzo.


Quanto di te stessa c'è nella protagonista del romanzo?
Molto, la testardaggine, l’ambizione e la voglia di emergere per dire “Ehi qui ci sono anch’io!


Pensando ad una futura trasposizione cinematografica del tuo romanzo chi sceglieresti per interpretare i tuoi 4 protagonisti?
Bella domanda!! Vediamo fammi pensare… mi piacerebbe vedere dei volti nuovi mai visti prima d’ora nei cinema portando con loro la freschezza…


Ti va di parlarci dei seguiti? Come si sviluppa la storia?
In futuro la storia sarà vissuta dai figli dei protagonisti, riscoprendo le loro origini e molto di più… il destino del mondo incombe sulle loro spalle senza togliere che oltre a quello i problemi adolescenziali sono all’ordine del giorno… Non svelo nulla di più lascio la palla al lettore…

Hai siti o blog dove possiamo seguirti?
Ho il mio sito che è www.iavydrake.it e sono su facebook mi trovate come lisa cavaletti e su twitter con Iavy drake.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ora sto lavorando sul finale del secondo libro del tempo in un battito di ciglia e sto attendendo una risposta dalla casa editrice sul terzo libro della saga Between light and darkness che si intitolerà “Apocalisse”. E ho già molte idee su una futura saga sulle streghe e forse anche perché no! La vera storia di Iavy drake.


Questa era l'ultima domanda. Grazie per essere stata con noi. Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?
E’ stato un vero piacere! Ti volevo ringraziare con cuore per lo spazio concesso e a tutti quelli che vogliono farmi domande sono a completa disposizione trovando tutto il necessario sul mio sito internet. Un bacio grande a tutti!!

INTERVISTA A MARIA ROSARIA FERRARA

lunedì 16 agosto 2010

Cari lettori,
ecco una nuovissima intervista fatta a Maria Rosaria Ferrara, autrice di Chrysalis edito da Eiffel Editore nel 2008. Buona lettura.
Ciao Maria benvenuta nel mio blog Italian Emerging Writers. Ti va di presentarti ai lettori?
Ciao Alessandra, grazie per avermi invitata e un saluto a tutti i tuoi lettori. Il mio nome è Maria Rosaria Ferrara, ho da poco compiuto 30 anni e sono una scrittrice esordiente! Bello, eh? Devo ancora abituarmi a definirmi una scrittrice, anche perché sono un'inguaribile sognatrice e scrivere fa parte della mia natura, però che bello poterlo dire e sapere di aver realizzato uno dei miei sogni più importanti. Per il resto, sono in attesa di incominciare un progetto di lavoro con una web agency e lavoricchio come editor free lance. Vivo in un paese della provincia casertana, ma amo tantissimo viaggiare e non posso fare a meno di libri e musica.


Come sei diventata una scrittrice? E' stata una cosa inaspettata o nutrivi questo sogno già da tempo?
Scrivo da quando ero piccola e la pubblicazione di uno dei miei testi è sempre stata un sogno. Ci avevo provato per molto tempo, inviando manoscritti a diverse case editrici, ma solo con la Edizioni Eiffel ho trovato la prima vera proposta di edizione interessante. Rispecchiava in parte quello che volevo per il mio romanzo e devo dire che è stata un'esperienza di crescita continua.


Com'è il tuo processo creativo? Fai qualcosa in particolare mentre scrivi?
Quando scrivo non faccio nulla di particolare e non ho dei riti specifici. Per la stesura di "Chrysalis" mi ritagliavo del tempo alla sera, quando smettevo di studiare per gli esami universitari. Adesso preferisco scrivere al mattino, appena sveglia, prima di incominciare la mia giornata. Ma solitamente scrivo quando ho l'ispirazione e questo può avvenire in qualsiasi momento della giornata, in qualsiasi luogo.


Cosa ti piace dell'essere una scrittrice? Quali sono invece le maggiori difficoltà?
La cosa più bella ovviamente è vedere il mio romanzo come l'ho sempre sognato, con una bellissima copertina e da poter sfogliare come tutti i libri che ho sempre amato. E' bello sapere che posso condividerlo con tante persone e che chi lo legge riesce ad emozionarsi proprio come speravo. Ma non è tutto così semplice. Aver pubblicato è solo una delle tappe, un traguardo ma non l'ultimo. Pubblicare con una casa editrice medio-piccola (o giovane, come il mio editore preferisce che sia definita la Eiffel) significa doversi fare molta promozione autonoma, essere presente quanto possibile in libreria a far notare il proprio libro ai clienti che altrimenti si indirizzerebbero sempre verso i titoli dei grandi marchi, e inventarsi ogni giorno modi nuovi di dare visibilità al proprio romanzo. Certo, questo fa quasi perdere un po' di fascino alla favola della pubblicazione, ma in ogni aspetto della vita bisogna impegnarsi per raggiungere dei risultati. Come ho detto, la pubblicazione non è il traguardo ultimo, ma solo il primo grande passo. E bisogna sempre fare il possibile per farlo arrivare al pubblico di lettori.


Il tuo primo romanzo è "Chrysalis" edito da Eiffel Edizioni. Dove hai preso l'ispirazione per la stesura del testo? Qual è stata la parte più difficile da scrivere?
La storia di Chrysalis è incominciata quando, di ritorno dopo un viaggio a Barcellona, un'amica mi raccontava di uno spettacolo di drag queen a cui aveva assistito e di quanto fosse stata affascinata dalla persona che si era esibita. Sin da quel racconto ho iniziato a pensare al personaggio di Roxanne. In qualche modo volevo "vedere" anche io quella esibizione e quindi iniziai ad immaginarla per scriverla. Mi sono resa subito conto, però, che avrei toccato dei temi importanti e duri. Tra l'altro era anche un mondo che non conoscevo affatto. Ho fatto delle ricerche su alcuni degli argomenti trattati, ma per la maggior parte del testo ho ascoltato il mio cuore e cercato di immedesimarmi nei personaggi per farli parlare. Non c'è stata una parte più difficile da scrivere delle altre. E' stato piuttosto come un percorso che procedeva un passo alla volta ogni giorno, senza fretta, scrivendo solo quando ero convinta di quello che volevo buttare giù e quando sentivo che la trama voleva quello sviluppo. A volte sono le stesse storie che vuoi raccontare a dirti come procedere...


Il tuo romanzo è legato a temi molto attuali e controversi come la transessualità e l'omossesualità. Cosa ne pensi tu in proposito?
Credo che la natura a volte faccia brutti scherzi e racchiuda una splendida farfalla nel bozzolo sbagliato. Credo che quel che conta davvero è essere sempre se stessi e vivere i propri sentimenti o le proprie inclinazione come la propria natura vuole. Credo che, nonostante tutto il progresso, la società non sia ancora pronta ad accettare la diversità, ma che essa esiste e va rispettata. Credo che una persona che sente di essere racchiusa nel corpo sbagliato ha tutto il diritto di cercare di dare al suo corpo la forma della sua anima, perché ognuno deve poter raggiungere la serenità con se stesso e vivere la vita che vuole. E' una questione di rispetto, rispetto di se stessi, rispetto degli altri. L'amore ha tante forme e ognuno lo vive secondo la propria natura, seguendo il proprio cuore.

Questo romanzo è molto intimo e introspettivo che racconta come una donna tradita dal fidanzato possa rinascere. C'è qualcosa di autobiografico?
Nonostante io abbia diversi amici omosessuali, il romanzo non ha elementi autobiografici. Certo, ho cercato di immedesimarmi nello stato d'animo dei personaggi, paragonando un po' situazioni simili che avevo vissuto più o meno indirettamente. Ma ciò che di autobiografico si può individuare, sono solo piccoli elementi, piccoli ricordi che mi hanno aiutato a fare da cornice a tutta la storia.


Quanto sei legata a questo romanzo? Perchè?
Quando scrivi un racconto o un romanzo, entri nella storia narrata e vivi con i personaggi ogni scena, ogni momento raccontato. E' inevitabile quindi affezionarsi, non solo perché esso nasce da te, ma anche per tutto il cammino che fai scrivendo, che resta comunque un percorso di crescita. "Chrysalis", poi (come alcuni altri racconti che ho scritto prima e dopo di questo), è nato in un periodo particolare, in cui avevo bisogno di un rifugio, di una valvola di sfogo. E "Chrysalis" è stato anche questo per me.


Ci parli della tua esperienza editoriale? Come hai scelto la casa editrice con cui pubblicare?
Come ho accennato prima, la Edizioni Eiffel è la casa editrice che mi ha fatto la migliore proposta editoriale tra tutte quelle a cui ho sottoposto i miei manoscritti. Dall'incontro alla pubblicazione però è avvenuto tutto in modo inaspettato, perché avevo contattato questo editore per questioni di lavoro, in un periodo nel quale avevo un po' messo da parte il progetto della pubblicazione. L'editore, invece (che aveva letto dal mio curriculum che avevo partecipato ad alcuni concorsi letterari), ha voluto leggere alcuni dei miei testi e ha subito avuto fiducia in Chrysalis. Non è facile trovare attualmente un piccolo editore che accetti di pubblicare un esordiente senza chiedere un contributo. La Eiffel investe nei progetti in cui crede, e questo è davvero coraggioso oltre che notevole.


Cosa ne pensi del panorama editoriale legato agli esordienti?
Entrare nel mondo editoriale come scrittrice mi ha permesso di conoscere tanti aspetti che non immaginavo. Ho conosciuto tanti autori esordienti e tanti che sono alla seconda o terza pubblicazione ma che magari non hanno lo stesso successo di chi viene pubblicato con grandi case editrici. Ho scoperto che c'è tanto talento tra gli autori italiani, ma che questi restano poco conosciuti o sconosciuti perché le case editrici che li hanno pubblicati non possono permettersi molta pubblicità. E' davvero un peccato rischiare di non essere apprezzati o semplicemente presi in considerazione se si scrive un libro senza che sia a tutti i costi legato ad un caso letterario. Bisognerebbe dare maggiore sostegno alle case editrici piccole e medie, che comunque hanno prodotti interessanti.


Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai già un romanzo in lavorazione?
Ho dedicato l'estate alla correzione del mio secondo romanzo. Mi auguro di poterlo pubblicare entro il prossimo anno. Intanto continuo a scrivere, ho tante idee per la testa, e a promuovere "Chrysalis". A questo proposito, io e il mio amico e collega scrittore Marco Mazzanti stiamo organizzando una serie di presentazioni doppie in alcune città italiane per questo autunno. Dopo l'estate, sempre con Marco, incominceremo inoltre a condurre una trasmissione radiofonica per una emittente web. Insomma, saranno degli appuntamenti da non perdere :)


Hai blog o siti dove possiamo seguirti?
Sì, ho un sito internet (http://www.mariarosariaferrara.com/), un profilo Myspace (http://www.myspace.com/mariarosariaferrara), una pagina su facebook e un gruppo dedicato al mio romanzo http://www.facebook.com/group.php?sid=ac970c5f0277bb2c9c9a194ac7624285&gid=34519546466. Insomma, non ci facciamo mancare nulla!


Questa era l'ultima domanda. Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?
Volevo ringraziarti ancora per l'intervista, è stato davvero un piacere. E un abbraccio a tutti i lettori!

INTERVISTA A STEFANO PROCOPIO

domenica 15 agosto 2010

Cari lettori,
dopo un pò di tempo dall'ultima intervista ritorno proponendovi un nuovo autore esordiente: Stefano Procopio. Mi scuso per l'assenza ma sono stata completamente assorbita dall'altro mio blog per tante cose.

L'angolo dell'esordiente presenta l'autore: QUI

Ciao Stefano, benvenuto nel mio blog Italian Emerging Writers. Ti va di presentarti ai lettori?

S: Eccoci. Questa è una domanda capace di stroncarti la carriera sul nascere =). Ovviamente sto scherzando: sono Stefano Procopio, un altro piccolo fungo spuntato nel magico mondo della letteratura. 21 anni, fiorentino di nascita ma con sangue emiliano. Oltre ad avere la passione per la scrittura sono anche un grande amante del cinema che tra l'altro sto studiando: teoria a Bologna e pratica qui a Firenze. Ma per capire davvero che tipo sono vi rimando alla biografia riportata sul retro del mio libro, non si può sbagliare ;)

Sei un autore molto giovane che coltiva molti interessi. Quando è nata la tua passione per la scrittura?
S: Se faccio uno sforzo di memoria, torno a sei anni, quando frequentavo la prima elementare e avevo appena imparato a leggere. Ricordo che per abbreviare i tempi di un evento che attendevo con particolare impazienza cercavo di distrarmi inventando e scrivendo storie che qualcuno dei miei compagni si divertiva poi a leggere. Tutto è cominciato da lì, e la mia passione è stata coltivata lungo gli anni della mia esistenza. Un buon merito lo hanno però anche i miei maestri che oltre ad insegnare la grammatica in modo corretto sapevano anche stimolare la fantasia con temi (all'epoca li chiamavano "testi narrativi") molto particolari.

Hai un processo creativo particolare? Cosa fai mentre scrivi?
S: Non ho un processo creativo particolare, ma forse per alcuni può essere curioso. Diciamo che mi vengono delle idee, semplici soggetti, e a queste idee do un periodo di prova. Io sono un ragazzo il cui stato emotivo varia continuamente, perciò è difficile che una di queste idee mi appassioni allo stesso modo dopo anche solo due settimane. Di quelle che "sopravvivono" comincio subito a studiare trama, risvolti, approfittandone magari per arricchire un po' la mia cultura se in alcuni ambiti mi rendo conto che servono conoscenze specifiche. Alcune di queste idee diventano racconti per concorsi, altri invece progetti per romanzi futuri che tengo in archivio. Quando scrivo ho bisogno di assoluta concentrazione, perché voglio immedesimarmi a fondo in ciò che sto facendo, calarmi nel mondo da me creato, vivere ciò che vivono i miei personaggi. Spesso metto su un po' di musica d'atmosfera per fluidificarmi la stesura. In quanto amante del cinema e aspirante regista, infatti, ho una vastissima collezione di colonne sonore ordinata non per autore, ma per genere. Mi basta scegliere quello che fa al caso mio e lasciarmi andare. La musica fa il resto.

Quando si è concretizzata nel tuo primo romanzo L'ira del cielo pubblicato da sassoscritto? Ce ne vuoi parlare?
S: Presente il supereroe che immagini di essere quando sei bambino? Quando diventi grande questa figura viene a mancare e spesso accade che te ne dimentichi. Nel mio caso invece l'eroe, che avrebbe poi preso il nome di Raekow, non è morto, ma si è separato da me, è diventato una figura completamente distaccata della quale mi occupavo nella mia fantasia. Presto poi sono arrivate altre esigenze, le tipiche necessarie per costruire il "viaggio dell'eroe" - termine gratuitamente estratto dal testo di Chris Vogler. Mi riferisco alla costruzione psicologica e fisica degli alleati, del cattivo, dei risvolti, dell'ambientazione, del viaggio, tutte cose che sono state perfezionate col tempo. Devo essere onesto: non ricordo il momento esatto in cui mi sono fermato a pensare a tutto questo. E' una cosa inconscia che mi occupava già alle elementari, non ricordo come tutto è nato. E' però quando ho cominciato a considerare la mia passione per la scrittura in modo serio, e in particolare quando ho vinto il mio primo concorso (Mario Conti - XXV edizione) che ho deciso di raccogliere tutte le piccole idee sparse nell'arco di questi anni e stendere un filo logico che le legasse. In un certo senso potrei dire che "L'Ira del Cielo" fa parte di me, è come un prolungamento del mio DNA. :)

Non a caso viene precisato anche nella mia umoristica presentazione sul retro.

Come mai hai scelto proprio il genere fantasy? E cosa ne pensi del panorama fantasy in Italia?
S: In realtà non ho scelto il fantasy (è il fantasy che ha scelto me – scusate, la smetto). A parte gli scherzi, non ho mai seguito granché la scena fantasy, e tuttora non mi considero uno scrittore fantasy. Non sto dicendo che "L'Ira del Cielo" non risponda a questo genere, attenzione, dico che è stato un caso. Mi piace scrivere di tutto, prediligo però le storie di mistero e l'horror, forse per l'influenza di zio Steve (Stephen King) o per i numerosi film del genere che ho visto. Per quanto riguarda l'ambiente fantasy italiano, ammetto che ho cominciato ad osservarlo solo quando mi ci sono ritrovato anch'io, e perciò non credo di poter dare un'opinione concreta. In questi ultimi tempi ho letto dei lavori davvero notevoli, uno tra l'altro di due miei compaesani, tuttavia mi pare che l'editoria italiana sia più interessata a scommettere su noi giovani, magari con idee buone ma con uno stile totalmente da perfezionare, piuttosto che su gente che lo meriterebbe davvero.

Questo tuo primo romanzo non è solo un romanzo fantasy ma anche una storia di formazione in cui vediamo i protagonisti imbarcarsi in un avventuroso viaggio per ritrovare l'assassino del loro padre ma anche di loro stessi. Come mai questa scelta?
S: Prima dicevo che mi occupo solo di storie che superano il "periodo di prova". Questa idea, non solo ha superato il test con ottimi risultati, ma mi ha assillato per praticamente metà della vita. Ho scritto la prima versione del libro tra i nove e i dieci anni, e come è comprensibile faceva ridere i polli. L'ho riscritta altre quattro volte, modificandone di volta in volta gli espedienti narrativi. L'ultima versione l'ho scritta a diciannove anni: finalmente aveva una forma che mi soddisfacesse. Ne vorrei approfittare però per chiarire quel "romanzo di formazione" che pare generare molti fraintendimenti o addirittura discordanze. I miei personaggi, o almeno i tre protagonisti iniziali, sono ragazzini orfani che hanno vissuto in una catapecchia fino al giorno in cui ha inizio la narrazione. Ora, molto spesso ci si trova di fronte a eroi ragazzini con un atteggiamento molto maturo per la loro età che gli permette di emergere rispetto agli altri. Io volevo però che i miei personaggi di quindici anni fossero esattamente come normali quindicenni: nel loro caso, superficiali, materialisti non diversi dagli altri ma convinti di esserlo. In questo modo non ho fatto altro che immaginare tre elementi del genere (quattro se consideriamo la ragazza che entra in scena più tardi) catapultati in un viaggio stile caccia-al-tesoro per i vari continenti e studiare la loro evoluzione psicologica. Volevo essere il più realistico possibile, a costo di renderli odiosi.


C'è qualcosa di autobiografico nel libro? Ti rispecchi in qualche tuo personaggio?
S: Sì e no. Di autobiografico c'è poco. Anzi, spesso ciò che dicono i miei protagonisti o le forti emozioni che provano sono la testimonianza di persone davvero speciali con le quali ho avuto la fortuna di parlare... Allo stesso tempo però TUTTI, dico, TUTTI i personaggi, compreso l'antagonista, hanno qualcosa di me (tranne quelli femminili, magari, per motivi anatomici più che altro ;)). Sono i lati nascosti della mia personalità che ho estremizzato nella loro costruzione. C'è da dire che in tutti i forum ai quali mi sono iscritto, ho scelto come nickname "Raekow" che è il nome di uno dei protagonisti, quello che un po' più di importanza. E' inesatto dire che mi rispecchio in lui, ma certo è che è diventato, con gli anni, il mio idolo...


Ti va di raccontarci la tua esperienza di pubblicazione?
S: E' in realtà la classica storia dell'esordiente che pubblica. Una volta finito di scrivere il libro, prima di tutto mi sono occupato di trovare qualche persona esperta che me lo correggesse e valutasse. Per fortuna avevo a chi rivolgermi. Dopodiché ho mandato il manoscritto a diverse case editrici. Ho valutato i vari contratti che mi erano stati offerti, ritentato, aspettato, riflettuto, fatto un giro di telefonate, e poi ho scelto la Sassoscritto, con la quale è nato un buon rapporto di amicizia.


Cosa ne pensi del panorama editoriale legato agli scrittori esordienti in Italia?
S: Come dicevo prima, gli esordienti sono messi allo sbando più per l'età che per l'effettiva qualità dell'opera. E' un peccato, perché molti di questi ragazzi avrebbero davvero possibilità di diventare dei grandi scrittori, se solo qualcuno si occupasse di migliorarli. Con questa manovra tra l'altro vengono danneggiati anche coloro che davvero hanno qualcosa da offrire. Spero di non apparire incoerente o addirittura presuntuoso dicendo questo, non è mia intenzione, anche perché sono esattamente sulla stessa barca. Per quel che mi riguarda credo che le cose si siano evolute in modo positivo anche visto che piccoli successi li ho già raggiunti, ma so di avere ancora molto da imparare.


Quali sono i tuoi progetti futuri?
S: Spero di poter dare un seguito al mio libro. In quest'ultimo periodo sto approfondendo un altro soggetto che spero possa diventare il mio prossimo romanzo. Inoltre a partire dall'anno prossimo comincerò l'attività con l'associazione Campo Lungo dedicata al cinema indipendente. Mi impegnerò ad emergere in almeno uno dei campi.

Hai blog o siti dove possiamo seguirti?
S: A parte Facebook? =)
www.iradelcielo.splinder.com
blog che per ora ho aperto, ma che comincerò a riempire in modo serio solo tra un po'. Altrimenti c'è il mio account su youtube, Bloodiel, ancora un po' spoglio, dove vi invito tutti a vedere il booktrailer del libro.


Questa era l'ultima domanda vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?
S: CIAO MAMMA!

INTERVISTA A MARCO MAZZANTI

lunedì 19 luglio 2010

Cari lettori,
dopo una lunga attesa rieccomi qui per una nuova intervista. Questa volta l'autore sottoposto alla mia dolce tortura è Marco Mazzanti autore romano giovanissimo che ha recentemente pubblicato il suo ultimo romanzo "Demetrio dai Capelli Verdi".

Potete leggere la mia recensione del romanzo: QUI
L'angolo dell'esordiente presenta l'autore: QUI
Blog dell'autore: QUI

Ciao Marco, benvenuto nel mio blog Italian Emerging Writers. Hai voglia di parlare un pò di te e presentarti ai lettori?

No, mi spiace, vado di fretta e non ho davvero il tempo… fuori c’è un sole grande così e, se permetti, preferisco andare al mare. Ovviamente sto scherzando! Mi presento, e lo faccio con molto piacere. Mi chiamo Marco Mazzanti (ma questo già lo sapevate!), ho ventitré anni e sono nato a Roma, dove tuttora vivo, studio, disegno, leggo e scrivo… Sì, scrivo! Quando mi prende il ghiribizzo, faccio anche questo! Mi ritengo un tipo abbastanza taciturno e solitario, schivo, eppure talvolta ho anche io i miei momenti brillanti, e divento curiosamente ciarliero.


Quando e come è nata la tua passione per la scrittura? Quando hai sentito l'esigenza di pubblicare un tuo scritto e perchè? Da dove è cominciato tutto?
Scrivere come mezzo per esprimere al meglio, e dunque al massimo, il proprio intelletto. Sicuramente si tratta di una scelta, una scelta dettata da ciò che sentiamo più affine a noi, alle nostre attitudini. Più passa il tempo e più mi sento affascinando dal mondo delle parole, e la pratica della scrittura non finisce mai di stupirmi! Ho iniziato a scrivere nell’adolescenza, o forse anche prima; onestamente, non lo ricordo! L’ho fatto iniziando a scrivere racconti, poesie, filastrocche, che poi mettevo su carta o su internet, seppur sotto pseudonimi; ero molto acerbo, ma questo non vuol dire ora sia uno scrittore fatto e finito. No. Non si finisce mai di imparare.
Nel 2008 la casa editrice Deinotera ha finanziato la pubblicazione dei miei due romanzi L’uomo che dipingeva con i coltelli e La nave del destino -Asia. Non dico di scrivere ormai solo col pensiero fisso di vedermi poi pubblicato, questo no. Però è anche vero che si tratta, ormai, di un percorso che ha condizionato il mio modo di concepire la scrittura: se decido di scrivere un romanzo, devo esserne sicuro, perché poi il confronto con i lettori si avrà solo con la pubblicazione.


Hai un processo creativo particolare? Cosa fai mentre scrivi?
Il tutto parte da un’idea – dalla cosiddetta ispirazione – che può essere un ricordo, un fatto, una frase, un paesaggio, una sensazione di qualsiasi natura. Spesso anche uno sguardo, perché no?
Non mi costringo di fronte alla pagina bianca tutti i giorni. Anzi. A volte resto settimane intere, se non mesi, senza scrivere – perché scrivere, per me, è un processo che richiede tempo e spirito. Se non me la sento non lo faccio. Tanto semplice! Durante i periodi che passo senza scrivere, tuttavia, mi impegno a ricaricare le batterie, diciamo così, per poi ricominciare alla grande. E quando riprendo a scrivere mi sento come pervaso da nuove energie! Lo faccio ascoltando la musica.


A chi consigli i tuoi libri e perché?
Risponderò semplicemente dicendo: favole per ragazzi grandi e/o per adulti. L’uomo che dipingeva con i coltelli, La nave del destino – Asia e Demetrio dai capelli verdi sono questo.


Quali sono i tuoi scrittori e/o libri di riferimento?
Dino Buzzati, Michael Ende, Isabel Allende, Neil Gaiman, Lovecraft. Mi piacciono moltissimo questi cinque autori. Ho amato molto Coraline, Il deserto dei Tartari e La Storia Infinita. Quest’ultimo lo lessi per la prima volta dieci anni fa e rimane ancor oggi il mio libro preferito in assoluto. È un fantasy, ma allo stesso tempo non lo è; sfugge a qualsiasi schema, precisa definizione. È un romanzo, semplicemente.


Sei uno scrittore fantasy. Come mai scegli questo genere? Molti scrittori del genere rispondono dicendo che scrivono fantasy perchè da più libertà di espressione. E' anche per te così?
No, per me non è così. La libertà d’espressione viene da noi stessi, sia chiaro.
Io ho scelto il fantasy perché a me piace mescolare, nelle mie storie, aspetti del nostro normale quotidiano con elementi del tutto surreali, e questo al fine di stuzzicare la fantasia nel lettore, fargli riscoprire il piacere della dimensione della favola in un contesto che sappia tuttavia dimostrarsi duro e schietto e vicino a noi, del mondo reale, più di quanto non ci si aspetti di solito da un romanzo definito fantasy; per quel che riguarda i miei libri, mi riferisco principalmente a Demetrio dai capelli verdi, dove vengono affrontate tematiche come l’accettazione di sé stessi e l’incomunicabilità fra esseri umani; parlerei anche de La Nave del destino – Asia, dove c’è il suicidio e la vendetta portata alle sue più tragiche conseguenze. Ma stuzzicare la fantasia… credo che sia questo ciò che realmente conti. È molto importante: è il sale della scrittura, ciò che ci spinge a voltare le pagine con entusiasmo e desiderio di andare avanti, sino alla parola “fine”. E tutto questo al di là del genere che si decide di affrontare.


Il tuo primo libro se non sbaglio è stato "L'uomo che dipingeva con i coltelli" titolo molto interessante. La trama è abbastanza oscura e volutamente suscita la curiosità del lettore. Ce ne vuoi parlare tu in toni decisamente più semplicistici?
L’uomo che dipingeva con i coltelli è un romanzo sui colori, un noir atipico dove agiscono uomini e donne che non hanno un’anima, ma un colore, in quanto essi stessi sono, propriamente, l’incarnazione di un determinato colore. Dmtrj è il bianco; Scile il grigio; Rufus il cremisi; Anna l’oro; Asja il Magenta; Syitane l’oro brunito.

Cosa caratterizza questo romanzo? Secondo te qual è il suo punto di forza e per quale motivo i lettori che ti stanno leggendo dovrebbero acquistarlo?
Lo consiglierei a chi sia alla ricerca di un noir fuori degli schemi.
Ambientato in un epoca fittizia, senza tempo, L’uomo che dipingeva con i coltelli è un romanzo dove non c’è una figura positiva (come l’investigatore, nel caso un noir o in un giallo di tipo invece tradizionale) che cerca di contrastare il male al fine di sconfiggerlo. Entrambi i protagonisti, Dmtrj e Scile, sono sospinti da impulsi negativi e volontà assurde, e i personaggi buoni che incrociano le loro strade divengono vittime impotenti, o succubi miserabili. L’incontro/scontro con una terza personalità atroce e alienata determinerà l’innescarsi di una rapida quanto tragica serie di eventi da cui solo uno dei primi due uscirà vivo.


La nave del destino asia è un'altro fantasy pubblicato subito dopo "l'uomo che dipingeva con i coltelli" che mischia realtà storica ad elementi fantastici. Perchè questa scelta? Ci vuoi dire anche di cosa parla in breve il libro e da come nasce l'idea per la sua realizzazione?
La nave del destino – Asia è un romanzo/fiaba dove convivono, nel contesto bucolico di un mondo ispirato alla Grecia medievale, elementi del nostro ordinario con eventi e personaggi fantastici, quindi inverosimili, straordinari. Si tratta di un libro che parla principalmente di amore, amicizia, vendetta, intraprendenza; la storia prende piede nella terza parte, in occasione dei grandi festeggiamenti del compleanno del principe di Magnesia, che si tengono nella capitale del regno, Trikèria, lungo le strade della quale si esibirà il grande manipolo di artisti del Circo d’Origene. Qui, Asia conoscerà i tre gemelli Maris, Lug, Kendeas, la bellissima equilibrista Nina e le gemelle barbute Melquiades. Tutto è intriso di un’atmosfera frizzante e colorata, ma si tratta solamente della quiete che precede la tempesta, poiché in un regno lontano, Edwilanàm, i piani di un oscuro signore minacciano la felicità dei protagonisti: è giunto il momento, dopo anni e anni di solitudine, dalla morte dell’ultima regina, di cercare una nuova sposa, e stavolta nel mondo degli umani!
Chi sarà costei? Asia o Nina?
Da queste premesse si evince, credo subito, che non è un fantasy di stampo classico, Tolkeniano. E l’idea è nata dal desiderio di voler narrare una storia nuova, ma che in qualche modo avesse il sapore della leggenda e ricordasse i fasti delle antiche civiltà mediterranee.


Andiamo a parlare della tua ultima pubblicazione "Demetrio dai capelli verdi" ce ne vuoi parlare? Da dove nasce questa storia particolare con un protagonista a dir poco fuori dal comune? A cosa ti sei ispirato?
La gestazione di Demetrio dai capelli verdi è iniziata nel 2007; allora frequentavo un corso di disegno, e si era ad una delle prime lezioni di anatomia, quando l’insegnante spiegava a noi allievi la struttura muscolare del corpo umano, che un lampo attraversò la mia mente. Il classico lampo dell’ispirazione, in cui vidi, in una frazione di secondo, un uomo in abiti ottocenteschi illustrare ad una classe di ragazzi alcune tavole anatomiche. Si trattava di Joan Marcel. Benché stessi in quel periodo scrivendo La nave del destino - Asia, personaggi di una nuovissima storia entrarono prepotentemente in me. Dopo il pittore, visualizzai Roze, poi subito, quasi contemporaneamente, Demetrio, che (udite, udite!) immaginai, dapprincipio, con l’aspetto di un albino. Solo più tardi ebbi l’idea di renderlo più simile – ma solo fisicamente parlando! – ad Asia, protagonista femminile del romanzo che stavo già scrivendo, ed ecco Demetrio così come lo conosciamo ora, con i capelli verdi e la pelle che si adorna di misteriosi ghirigori azzurri. Un autentico uomo albero!


Demetrio è un ragazzo estremamente introverso e che si trova escluso dagli altri solo per un fattore estetico. Perchè proprio questo tipo di protagonista? Volevi lanciare un messaggio particolare ai lettori? Se si quale?
Demetrio ha i capelli verdi e la pelle bianchissima, che al sole, invece di abbronzarsi, si adorna di misteriosi ghirigori azzurri; c’è chi lo trova ridicolo, come Greta e Charlotte, oppure bellissimo, come il pittore Joan Marcel, ma anche curioso e dolce, come Roze. Eppure nessuno (o quasi!) è, in fondo, veramente a conoscenza di cosa ci sia dentro i suoi occhi castani e nel suo cuore di uomo pianta. Gran parte di coloro che lo incontrano che basti poco per conoscerlo, ma si sbagliano (senza rendersene conto, se non troppo tardi!), ed è quello che, similmente, accade anche nella realtà che ci circonda, nella vita di ogni giorno, tra le persone; c’è infatti una domanda, tacita e nascosta, che grida in silenzio, tra le righe di ogni pagina di questo romanzo: quanto c’è, in ognuno di noi, la volontà di conoscere gli altri, e fino a che punto noi stessi siamo disposti ad aprirci con i nostri simili? Ponendoci questo interrogativo, forse capiremmo molte cose sui rapporti umani e sul loro deteriorarsi.


Non è la prima volta che nei tuoi libri tratti il tema del diverso. Come mai? Come mai questa scelta nei protagonisti dei tuoi libri?
Trattare del personaggio diverso per arrivare a chiedersi, alla fine, se sia davvero lui a vivere in un mondo di esseri umani normali, oppure il contrario; non mi riferisco a L’uomo che dipingeva con i coltelli, che è un romanzo oscuro, diciamo così, ma neanche a La nave del destino – Asia, in cui la protagonista assume, paradossalmente, ruoli di secondo piano rispetto agli altri personaggi.
Demetrio dai capelli verdi è, sopratutto, un romanzo di formazione, che parla del diverso, il quale, nel corso delle vicende, cresce e si rapporta con i suoi simili, e da questi continui confronti sorgerà in lui, o meglio, nel lettore, una constatazione, ossia che siamo tutti, in qualche maniera, diversi, perché ognuno ha i propri talenti, le proprie particolarità.


Il personaggio del pittore è molto interessante. All'inizio frustrato e quasi invidioso della bellezza e della giovinezza di Demetrio poi trova un equilibrio quando incontra Roze. Da dove nasce l'idea del personaggio a mio parere veramente molto realistico e ben delinato?
Joan Marcel è il primo personaggio che si incontra nel romanzo, tant’è che il capitolo introduttivo si intitola proprio “Il pittore”. Insieme con Demetrio e con una donna che il ragazzo dai capelli verdi incontra nella seconda parte del libro(non voglio svelare nulla!), è uno dei tre personaggi più importanti. E’ un uomo nato in una famiglia di coloni d’origine Andalusa nel continente d’oltreoceano, il Vinland (ossia l’America del nord), che in questo paese fittizio che ricorda l’Europa Ottomana ha trovato il senso della propria vita, ma non quello del cuore. Confuso più che mai, in bilico fra l’amore per Demetrio e Roze Vazilìsa Wiborova, figlia ventitreenne di un amico commerciante, Joan Marcel incarna un po’ lo stereotipo dell’artista appassionato e talentuoso, ma solo come le stelle: così apparentemente vicine, ma in realtà così tanto lontane le une dalle altre.


Da dove nasce l'idea per l'ambientazione del romanzo di Demetrio? E' solo accennata e non molto approfondita ma si può intuire che ci troviamo in un ipotetico '800. Cosa caratterizza questa tua ambientazione?
Rispetto agli altri due romanzi, Demetrio dai capelli verdi vive in un contesto molto più concreto e verosimile, sebbene si tratti, pur sempre, di un mondo che ricordi solo vagamente il nostro in quanto non è, come dici tu, molto approfondito: non si tratta infatti di un libro storico!
La scelta di ambientarlo in un ipotetico Ottocento viene direttamente dal grande fascino che io provo per quell’epoca, con tutti suoi contrasti, le mentalità, le innovazioni, i valori.


Il finale è aperto e molte cose sono lasciate in sospeso. Ci sarà un seguito al libro?
;-)


Anche in questo libro inserisci un'altra tua passione la pittura. Come mai?
L’idea primitiva era quella di scrivere un altro libro che narrasse di colori e passioni, ma poi la storia e i personaggi, nel corso della stesura, han preso una loro strada ed ecco il romanzo così come lo vediamo adesso. Un romanzo di formazione! La pittura è il germe da cui sono nati questi miei tre libri. Il primo, L’uomo che dipingeva con i coltelli, è fortemente improntato sui colori e sull’esasperazione dei cromatismi; La nave del destino – Asia, una favola per adulti dai colori leggeri; Demetrio dai capelli verdi è simile al secondo, ma è molto più cupo, austero, decisamente meno fiabesco e frizzante.


C'è qualcosa di autobiografico nel libro? Quanto delle tue esperienze di vita o pensieri influenzano i tuoi scritti?
Domanda da un milione di euro (falsi!). No, non c’è nulla di autobiografico. Avrei scritto una autobiografia, se avessi voluto parlare di me.

Fino ad ora ti sei cimentato solo nel genere fantasy. In futuro vorrai sperimentare un'altro genere? se si quale? e hai già in mente la storia che vorresti raccontare?
Sai che ci ho pensato più di una volta? Non sarebbe una cattiva idea, eppure non so… funzionerebbe? Mi ci riconoscerei? Perché se anche scrivessi di una storia ambientata ai giorni nostri, finirei per condirla di elementi surreali, tipicamente miei. Il fantasy, o meglio, il realismo magico, ce l’ho nel sangue! In ogni caso, staremo a vedere. Non so dirti quando, comunque.


Nelle tue precedenti interviste non riveli mai nulla dei tuoi progetti futuri ma qui sei liberamente costretto a parlarci dei tuoi prossimi romanzi e di cosa progetti di fare nell'immediato futuro. Non c'è possibilità di replica, qui vige una tirannia assoluta mi dispiace. :D
D’accordo, ma allenta un po’ la presa, quantomeno! Mi fai male! Che modi! Uhm, dunque… partendo dal presupposto che Demetrio dal capelli verdi è parte integrante del mio immediato futuro, e non solo di questo, bensì anche del prossimo (in quanto l’idea sarebbe quella di promuovere al massimo questo libro per poi lavorare al volume che tratti della prosecuzione, nonché alla conclusione, dei viaggi del ragazzo dai capelli verdi, quindi ecco a te la risposta alla 15° domanda!), non saprei cosa dirti riguardo i miei prossimi romanzi, se non che il quarto, a cui sto lavorando dalla scorsa estate, non uscirà prima di tre o quattro anni (ci si rileggerà quindi nel 2013 o nel 2014!Ciao Marco!). Mi sto riferendo a quello che ho concepito col titolo “La nave del destino – La tempesta”, un progetto che mi prenderà, appunto, molto tempo.


Avendo avuto più esperienze di pubblicazione e con 2 differenti case editrici, quale opinione ti sei fatto dell'editoria italiana e degli esordienti italian? Cosa ne pensi essendo anche tu un autore emergente?
L’esperienza deriva anche dall’aver intervistato finora moltissimi scrittori esordienti ed editori, quindi dal confronto diretto; e il discorso sarebbe davvero lungo, credimi!
Sostanzialmente, senza voler srotolare un papiro, io penso, da autore emergente, che il mondo dell’editoria (piccola, media e grande), sia molto difficile: occorre fare attenzione agli ostacoli, ai trabocchetti e agli specchi d’allodole. Ma la questione, il più delle volte – al di là degli aspetti più “tecnici” o “burocratici”, diciamo così, che concernono i rapporti Scrittore-Casa Editrice, (positivi, neutri o negativi che siano, questo non ha importanza nel discorso che voglio fare) – è quella di mettersi in gioco e quindi in discussione. Scrivere un libro è una sfida con sé stessi. Si tira fuori dal cassetto un sogno, un’ambizione e la si condivide con degli sconosciuti. “È come fare un regalo a qualcuno che non te l’ha chiesto”, mi disse una volta una mia amica scrittrice.
Il regalo può essere ben accetto, oppure il contrario. Mettersi in gioco e quindi in discussione significa perciò saper incassare le critiche, e non solo quelle negative, ma anche quelle positive, nelle quali può capitare di evincere una scorretta interpretazione del proprio libro. Perché spesso è anche questione di feedback e di feeling… e di punti di vista!
Per me la scrittura rappresenta un tesoro: mi ha permesso di conoscere tante persone valide, interessanti, realmente bendisposte nei miei confronti e sempre cariche di consigli genuini. Spero che continui in questa direzione.

Hai blog o siti dove possiamo seguirti?
Il mio blog delle interviste è: www.mmushroom.splinder.com
Poi c’è il blog delle mie emozioni, più intimo e personale: www.icolorideldestino.spaces.live.com


Questa era l'ultima domanda. Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?
Vorrei ringraziarti per l’opportunità che mi hai dato, leggendo il mio romanzo e intervistandomi. Saluto te e tutti i lettori del blog! Ciaooo!

INTERVISTA A MICHAELA DOOLEY

mercoledì 7 luglio 2010

Cari lettori,
ecco una nuova intervista ad un'altra delle bloody roses e questa volta tocca a Michaela Dooley, giovanissima autrice di "Raining Stars" disoinibile da maggio 2010.

Serie dei vampiri dagli occhi viola: QUI
Mia recensione del libro: QUI
L'angolo dell'esordiente presenta l'autrice: QUI

Ciao Michaela benvenuta nel mio blog Italian Emerging Writers ti va di presentarti ai lettori?
Ciao Alessandra, innanzi tutto grazie per l’opportunità che mi stai dando e la tua disponibilità. Cosa dire per presentarmi... sono una normalissima ragazza che però ha sempre preferito leggere, pensare, scrivere e navigare in internet piuttosto che uscire il sabato sera ed andare a ballare. È stato questo che mi ha portato ad incontrare Folgorata, Gaiottina e le Bloody Roses. Con loro è iniziato per me un percorso che non riesco a definire sogno perché è totalmente distante anche dal migliore dei miei sogni. È qualcosa di più. Io sono una ragazza al primo anno di università che l’hanno scorso ha affrontato la maturità di un tecnico commerciale. Dovrei essere più propensa ai calcoli ed alle questioni “pratiche” e lo sono, ma non sono solo questo. Ho mille pensieri che non si fermano un attimo, sono sognatrice e troppo romantica... Così ho iniziato a scrivere ed oggi, ad un anno di distanza sono qui a parlarti del mio primo libro quando ancora mi sembra del tutto irreale.

Sei molto giovane e Raining Stars è il tuo primo romanzo. Ci racconti un pò la tua esperienza come neo scrittrice? Come è stato scrivere questo romanzo e sei soddisfatta del risultato? Ti aspettavi qualcosa di più o di meno?
Come dicevo, tutto è iniziato su un forum. Leggevo le storie di Folgorata e Gaiottina e ricordo di essermi iscritta al forum proprio per commentare la storia di quest’ultima. Comunque, non so bene come, ma leggendo quelle che erano ancora fanfiction, ho iniziato a pensare io stessa a come sarebbe andata quella storia d’amore che tanto mi aveva colpito se, nel periodo in cui tutto andava storto e l’amore sembrava averti abbandonato nessuno poteva, voleva, esserti accanto e la sola cosa di cui realmente disponevi fosse stata te stessa. Ho iniziato a scrivere anche io, senza pretese. Ho sempre amato scrivere, ma, una storia! Una vera storia, con una trama, un inizio, una fine... Non lo avrei, mai, minimamente pensato. Non è stato semplice. Ricordo ancora un capitolo che avrò riscritto tipo... due o tre volte. Ricordo le strigliate delle bloodies quando volevo inserire nella storia qualcosa che per la trama non mi serviva minimamente. Ed avevano ragione: in quel periodo, avevo perso di vista la trama che volevo dare io alla storia e stavo provando a scrivere qualcosa che sapevo avrebbe colpito. Per questo dico che questa esperienza non è stata semplice e da gioco è diventata piano, piano obiettivo. Obiettivo di fare meglio, di riuscire... Ci ho messo tutta me stessa ed i consigli sempre sinceri delle mie amiche bloodies ed il risultato è stato il libro che da un mese a questa parte stringo tra le mani. Anche tralasciando il fatto che non mi sarei aspettata di riuscire a scrivere da inizio a fine una storia, posso dire che il risultato ha superato ogni mia aspettativa. A volte mi stupisco pensando di esser stata effettivamente io a scriverla!

E' stato più facile o più difficile scrivere una storia che già sapevi come iniziava come finiva? Il fatto di non poter decidere il finale della storia è stato in qualche modo una restrizione per te oppure ti ha aiutata?
Bè, io non ho avvertito la tensione del ‘‘prequel’’. Forse perchè quando ho iniziato a scrivere, anche i due libri precedenti non erano ancora usciti ed ho sviluppato la struttura del romanzo prima di sapere che le nostre storie sarebbero diventate libri. Non c’è stata alcuna restrizione... Quando sono usciti i due libri e soprattutto quando ho saputo che la mia storia sarebbe diventata un libro, ci sono stati da rispettare i riferimenti temporali, i ricordi presenti negli altri due libri.... Ma tutto questo non è stato in alcun modo restrittivo.

Come descriveresti il tuo romanzo e cosa diresti per convincere un lettore che legge questa intervista a comprarlo?
Ho voluto iniziare la storia da una situazione che tutti, bene o male, hanno dovuto affrontare. Raining stars è il tentativo disperato di riprendere in mano la propria vita. Andando contro tutto e contro tutti. Contro la convinzione che qualcosa non si può fare. Insomma, Liz è devastata ma scopre una verità che pur non risollevandola del tutto, le da la forza e la determinazione per compiere il viaggio verso la felicità che, molti, si astengono dal fare per paura di rimanerne delusi. È introspettivo, malinconico, romantico... ha un suo target di lettori... quelli che sono disposti ad affrontare tutto questo, proprio come Liz.

Come mai scegli di raccontare il prequel della serie con un romanticismi smaccato e con una vena decisamente malinconica?
Questo è dovuto essenzialmente al mio carattere. Il romanzo parte in maniera piuttosto tragica, volevo realmente trasmettere tutto il dolore possibile ma essendo io terribilmente romantica, volevo dare l’opportunità ai due protagonisti di vivere qualcosa di doloroso sì, ma che permettesse ad entrambi di scoprire qualcosa di più su loro stessi. Volevo renderli vulnerabili ma forti abbastanza da poter reagire...

Da dove hai preso spunto per l'intreccio del tuo romanzo? A cosa ti sei ispirata?
Come ho detto prima, ho iniziato a scrivere pensando ad una situazione in cui ti ritrovi sola, pensando che nessuno possa capire il tuo dolore. Poi... a discapito di tutte le volte che me la sono presa col destino... ho deciso di rendere il fato un po’ più magnanimo e grazie alla fantasia che può tutto ho deciso di scrivere di questo diario che ricompare magicamente... e che ricongiunge i due personaggi...

Quanto di autobiografico c'è nel tuo libro?
In realtà, a parte l’inizio, che mio malgrado mi sono trovata ad affrontare io stessa, pensavo che non ci fosse più nulla di autobiografico... e questo l’ho pensato fino a qualche mese fa. Poi, in fase di rilettura finale, mi sono resa conto che, tra le righe, in questo libro c’è molto di me stessa. Addirittura, alla fine, ho scoperto di riuscire ad unire situazioni della mia vita con situazioni del libro. Ne sono rimasta realmente colpita perché quando lo scrivevo non avevo minimamente pensato a me stessa. Il tutto è avvenuto inconsciamente... è... strano...

I vampiri in questo periodo sono diventati una vera e propria moda letteraria. secondo te qual è il motivo per il quale hanno riscosso tanto successo?
Per anni, decenni, i vampiri sono state creature oscure... decisamente dark e horror. Alcuni li figuravano come creature orrende e mi viene da pensare a Nosferatu. Mi viene alla mente la classica icona del vampiro che morde il collo di una ragazza... bellissima, ovviamente. Ma non c’era niente di più.. Il vampiro era ancora eminentemente pericoloso. Solo legato al sangue ed agli istinti. Intrigava, certo che intrigava. Ma, non catturava. Non ti rendeva dipendente. Non ne volevi ancora, ancora e ancora come succede in questi ultimi anni. Appassionava gli amanti del dark ma non prendeva vaste masse.
Poi c’è stata la trasformazione. I vampiri sono diventati belli, potenti, preferibilmente ricchi, sembrano essersi inciviliti ma conservano tutti una certa dose di pericolosità e si sa, il pericolo intriga e il fascino del mistero non conosce tramonto. Accanto alla figura del vampiro si pone una ragazza che più o meno, abbandona la figura della ‘‘vittima’’. Infine, in un’epoca in cui divorzi e tradimenti sono all’ordine del giorno, ecco arriva il vampiro che vivrà in eterno e che, soprattutto, promette amore eterno. Questi vampiri “nuovi” perdono l’appoggio degli amanti del dark e acquistano l’appoggio di altre e più vaste masse. L’elemento sovrannaturale infine è un grimaldello narrativo che rende la storia romance con vampiri aperta ad arricchirsi di elementi di avventura, thriller o più spiccatamente fantasy.

Cosa ti attrae di questa figura soprannaturale? Perchè anche tu scegli di scrivere sui non morti?
Io... credo di far parte della categoria di cui sopra. Credo che tutto sia dovuto al fascino del mistero e alla voglia di vedere una storia d’amore durare per sempre.

Quali sono i libri paranormal romance e soprattutto di vampiri a cui non rinunceresti mai? (tranne ovviamente twilight) :D
A cui non rinuncerei... no, ti sembrerà strano ma il paranormal romance per me è solo una frazione. Insomma, nonostante abbia scritto un libro sui vampiri... non mi considero una vera amante dei vampiri. Ho letto Twilight davvero tardi, credo sia stato un paio di anni fa, poi ho iniziato a leggere la serie di Sookie Stackhouse della Harris ma, non mi sento così legata a queste letture al punto di dirti di non poterne rinunciare. In realtà... potrei rinunciare persino a Twilight... nonostante da questo sia nato tutto...

Quali sono i tuoi progetti futuri? C'è un romanzo che vorresti scrivere? Dammi qualche news succosa! :D
Oh bé, spero di riuscire a passare matematica generale ^_^’ ma questo riguarda “l’altra me”... In realtà, non ho molte news, ma se dovessi tornare a scrivere mi piacerebbe confrontarmi su un romanzo scritto in terza persona, questa volta. E... un giallo, mi piacerebbe scrivere un giallo! Ma sono solo pensieri, non c’è nulla di concreto, al momento.

Se potessi scrivere un romanzo assieme ad un altra autrice/ autore quale sceglieresti? Perchè?
Ahi... non oso immaginare come sia scrivere un libro a quattro mani... In realtà non credo che mi piacerebbe. Almeno per quanto mi riguarda, scrivere è una cosa piuttosto personale... Ci sono io e ci sono i miei pensieri... è anche un modo per conoscere più affondo me stessa. Non penso che riuscirei a scrivere qualcosa con qualcun altro... O almeno non lo immagino... ma insomma, un anno fa non immaginavo neppure di poter scrivere un libro, quindi...

Quali sono gli autori che preferisci? Quelli che ti hanno formata come scittrice?
L’autore che in assoluto io adoro è Jhon Katzenbach. Non so quante volte ho riletto “L’analista” e “La storia di un pazzo”. Ecco se prima mi avessi chiesto più in generale a quali libri non potrei rinunciare ti avrei detto sicuramente questi due libri. Sono due thriller. Ma, soprattutto il primo dei due, è qualcosa che... mi ha intrigato da sempre. È molto psicologico e mi tiene incollata alle pagine. Insomma non ho parole neppure per descrivertelo. Lui è il mio scrittore preferito. Poi... mi piace leggere poesie, è una delle cose che preferisco fare quando sono su internet senza far nulla. Inoltre, essendomi diplomata l’anno scorso, ho bei ricordi delle ore di letteratura, in classe...

Qual è il tu processo creativo? Fai qualcosa in particolare?
Spesso, quando scrivo chiudo gli occhi. Davvero. A scuola ho imparato a scrivere con dieci dita, senza osservare tastiera o monitor. Così, di solito, quando viene la sera, mi rinchiudo in camera e come se fosse una seduta da un terapeuta chiudo gli occhi e immagino la scena. Nello stesso tempo le dita battono veloci sulla tastiera. Poi quando li riapro, cancello, aggiusto le frasi... Questo non sempre. Ma quando scrivo qualcosa che mi prende davvero. Mi estraneo completamente da tutto il resto.... è forte! Altre volte, semplicemente, gambe sulla scrivania e pc in grembo. Raramente ho ascoltato della musica. Ma in quel caso rigorosamente straniera. Altrimenti finisce che inizio a cantare :-P

Cosa ne pensi del panorama editoriale italiano legato agli esordienti?
Io sono di un paesino della Puglia. Qui, scrivere un libro è qualcosa di assurdo. Almeno lo era per me fino a un anno fa. È qualcosa di talmente lontano dalla realtà che sembra un’utopia. Un po’ come il ragazzino che va dalla mamma e le dice: voglio fare il cantante. Assurdo, semplicemente. E, puntualmente, gli si dice: vai a lavorare. Nessuno sa niente di come si possa fare, così la cosa viene semplicemente lasciata correre. Poi, un giorno, la scoperta. Il mondo lì fuori non vive di utopia e accanto alle grandi case editrici che pubblicano secondo rigidi parametri di calcolo del rischio, ci sono persone che sono felici di dare una possibilità ad autori esordienti. Ci sono persone che se vedono della materia non la buttano via solo perché non c’è un grande nome. Ci sono persone come quelle della Mamma Editore, disposte ad aiutarti in questo progetto. Ad accompagnarti. Persone che senza chiederti niente in cambio ti regalano quella che fino a pochi mesi prima è utopia. Ed io... io credo che se tutti fossero come queste persone, forse, in Italia, l’informazione e la cultura sarebbero un po’ più libere da compromessi...

Hai blog o siti dove possiamo seguirti? 

Ho recentemente aperto la mia pagina su facebook:
http://www.facebook.com/pages/Michaela-Dooley/132061046822877

Inoltre potete trovarmi nel nuovo forum delle Bloody Roses:
http://docks.forumcommunity.net/

E nella nostra cara bacheca nel forum Edward&Bella:
http://edwardandbella.forumcommunity.net/?t=28909437

Questa era l'ultima domanda. C'è qualcosa che vorresti aggiungere di salutarci?
No, vorrei semplicemente ringraziarti ancora e ringraziare ancora la Mamma Editori per questa opportunità meravigliosa, quindi, grazie.
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