Cari lettori,
dopo una lunga attesa rieccomi qui per una nuova intervista. Questa volta l'autore sottoposto alla mia dolce tortura è Marco Mazzanti autore romano giovanissimo che ha recentemente pubblicato il suo ultimo romanzo "Demetrio dai Capelli Verdi".
Potete leggere la mia recensione del romanzo: QUI
L'angolo dell'esordiente presenta l'autore: QUI
Blog dell'autore: QUI
Ciao Marco, benvenuto nel mio blog Italian Emerging Writers. Hai voglia di parlare un pò di te e presentarti ai lettori?
No, mi spiace, vado di fretta e non ho davvero il tempo… fuori c’è un sole grande così e, se permetti, preferisco andare al mare. Ovviamente sto scherzando! Mi presento, e lo faccio con molto piacere. Mi chiamo Marco Mazzanti (ma questo già lo sapevate!), ho ventitré anni e sono nato a Roma, dove tuttora vivo, studio, disegno, leggo e scrivo… Sì, scrivo! Quando mi prende il ghiribizzo, faccio anche questo! Mi ritengo un tipo abbastanza taciturno e solitario, schivo, eppure talvolta ho anche io i miei momenti brillanti, e divento curiosamente ciarliero.
Quando e come è nata la tua passione per la scrittura? Quando hai sentito l'esigenza di pubblicare un tuo scritto e perchè? Da dove è cominciato tutto?
Scrivere come mezzo per esprimere al meglio, e dunque al massimo, il proprio intelletto. Sicuramente si tratta di una scelta, una scelta dettata da ciò che sentiamo più affine a noi, alle nostre attitudini. Più passa il tempo e più mi sento affascinando dal mondo delle parole, e la pratica della scrittura non finisce mai di stupirmi! Ho iniziato a scrivere nell’adolescenza, o forse anche prima; onestamente, non lo ricordo! L’ho fatto iniziando a scrivere racconti, poesie, filastrocche, che poi mettevo su carta o su internet, seppur sotto pseudonimi; ero molto acerbo, ma questo non vuol dire ora sia uno scrittore fatto e finito. No. Non si finisce mai di imparare.
Nel 2008 la casa editrice Deinotera ha finanziato la pubblicazione dei miei due romanzi L’uomo che dipingeva con i coltelli e La nave del destino -Asia. Non dico di scrivere ormai solo col pensiero fisso di vedermi poi pubblicato, questo no. Però è anche vero che si tratta, ormai, di un percorso che ha condizionato il mio modo di concepire la scrittura: se decido di scrivere un romanzo, devo esserne sicuro, perché poi il confronto con i lettori si avrà solo con la pubblicazione.
Hai un processo creativo particolare? Cosa fai mentre scrivi?
Il tutto parte da un’idea – dalla cosiddetta ispirazione – che può essere un ricordo, un fatto, una frase, un paesaggio, una sensazione di qualsiasi natura. Spesso anche uno sguardo, perché no?
Non mi costringo di fronte alla pagina bianca tutti i giorni. Anzi. A volte resto settimane intere, se non mesi, senza scrivere – perché scrivere, per me, è un processo che richiede tempo e spirito. Se non me la sento non lo faccio. Tanto semplice! Durante i periodi che passo senza scrivere, tuttavia, mi impegno a ricaricare le batterie, diciamo così, per poi ricominciare alla grande. E quando riprendo a scrivere mi sento come pervaso da nuove energie! Lo faccio ascoltando la musica.
A chi consigli i tuoi libri e perché?
Risponderò semplicemente dicendo: favole per ragazzi grandi e/o per adulti. L’uomo che dipingeva con i coltelli, La nave del destino – Asia e Demetrio dai capelli verdi sono questo.
Quali sono i tuoi scrittori e/o libri di riferimento?
Dino Buzzati, Michael Ende, Isabel Allende, Neil Gaiman, Lovecraft. Mi piacciono moltissimo questi cinque autori. Ho amato molto Coraline, Il deserto dei Tartari e La Storia Infinita. Quest’ultimo lo lessi per la prima volta dieci anni fa e rimane ancor oggi il mio libro preferito in assoluto. È un fantasy, ma allo stesso tempo non lo è; sfugge a qualsiasi schema, precisa definizione. È un romanzo, semplicemente.
Sei uno scrittore fantasy. Come mai scegli questo genere? Molti scrittori del genere rispondono dicendo che scrivono fantasy perchè da più libertà di espressione. E' anche per te così?
No, per me non è così. La libertà d’espressione viene da noi stessi, sia chiaro.
Io ho scelto il fantasy perché a me piace mescolare, nelle mie storie, aspetti del nostro normale quotidiano con elementi del tutto surreali, e questo al fine di stuzzicare la fantasia nel lettore, fargli riscoprire il piacere della dimensione della favola in un contesto che sappia tuttavia dimostrarsi duro e schietto e vicino a noi, del mondo reale, più di quanto non ci si aspetti di solito da un romanzo definito fantasy; per quel che riguarda i miei libri, mi riferisco principalmente a Demetrio dai capelli verdi, dove vengono affrontate tematiche come l’accettazione di sé stessi e l’incomunicabilità fra esseri umani; parlerei anche de La Nave del destino – Asia, dove c’è il suicidio e la vendetta portata alle sue più tragiche conseguenze. Ma stuzzicare la fantasia… credo che sia questo ciò che realmente conti. È molto importante: è il sale della scrittura, ciò che ci spinge a voltare le pagine con entusiasmo e desiderio di andare avanti, sino alla parola “fine”. E tutto questo al di là del genere che si decide di affrontare.
Il tuo primo libro se non sbaglio è stato "L'uomo che dipingeva con i coltelli" titolo molto interessante. La trama è abbastanza oscura e volutamente suscita la curiosità del lettore. Ce ne vuoi parlare tu in toni decisamente più semplicistici?
L’uomo che dipingeva con i coltelli è un romanzo sui colori, un noir atipico dove agiscono uomini e donne che non hanno un’anima, ma un colore, in quanto essi stessi sono, propriamente, l’incarnazione di un determinato colore. Dmtrj è il bianco; Scile il grigio; Rufus il cremisi; Anna l’oro; Asja il Magenta; Syitane l’oro brunito.
Cosa caratterizza questo romanzo? Secondo te qual è il suo punto di forza e per quale motivo i lettori che ti stanno leggendo dovrebbero acquistarlo?
Lo consiglierei a chi sia alla ricerca di un noir fuori degli schemi.
Ambientato in un epoca fittizia, senza tempo, L’uomo che dipingeva con i coltelli è un romanzo dove non c’è una figura positiva (come l’investigatore, nel caso un noir o in un giallo di tipo invece tradizionale) che cerca di contrastare il male al fine di sconfiggerlo. Entrambi i protagonisti, Dmtrj e Scile, sono sospinti da impulsi negativi e volontà assurde, e i personaggi buoni che incrociano le loro strade divengono vittime impotenti, o succubi miserabili. L’incontro/scontro con una terza personalità atroce e alienata determinerà l’innescarsi di una rapida quanto tragica serie di eventi da cui solo uno dei primi due uscirà vivo.
La nave del destino asia è un'altro fantasy pubblicato subito dopo "l'uomo che dipingeva con i coltelli" che mischia realtà storica ad elementi fantastici. Perchè questa scelta? Ci vuoi dire anche di cosa parla in breve il libro e da come nasce l'idea per la sua realizzazione?
La nave del destino – Asia è un romanzo/fiaba dove convivono, nel contesto bucolico di un mondo ispirato alla Grecia medievale, elementi del nostro ordinario con eventi e personaggi fantastici, quindi inverosimili, straordinari. Si tratta di un libro che parla principalmente di amore, amicizia, vendetta, intraprendenza; la storia prende piede nella terza parte, in occasione dei grandi festeggiamenti del compleanno del principe di Magnesia, che si tengono nella capitale del regno, Trikèria, lungo le strade della quale si esibirà il grande manipolo di artisti del Circo d’Origene. Qui, Asia conoscerà i tre gemelli Maris, Lug, Kendeas, la bellissima equilibrista Nina e le gemelle barbute Melquiades. Tutto è intriso di un’atmosfera frizzante e colorata, ma si tratta solamente della quiete che precede la tempesta, poiché in un regno lontano, Edwilanàm, i piani di un oscuro signore minacciano la felicità dei protagonisti: è giunto il momento, dopo anni e anni di solitudine, dalla morte dell’ultima regina, di cercare una nuova sposa, e stavolta nel mondo degli umani!
Chi sarà costei? Asia o Nina?
Da queste premesse si evince, credo subito, che non è un fantasy di stampo classico, Tolkeniano. E l’idea è nata dal desiderio di voler narrare una storia nuova, ma che in qualche modo avesse il sapore della leggenda e ricordasse i fasti delle antiche civiltà mediterranee.
Andiamo a parlare della tua ultima pubblicazione "Demetrio dai capelli verdi" ce ne vuoi parlare? Da dove nasce questa storia particolare con un protagonista a dir poco fuori dal comune? A cosa ti sei ispirato?
La gestazione di Demetrio dai capelli verdi è iniziata nel 2007; allora frequentavo un corso di disegno, e si era ad una delle prime lezioni di anatomia, quando l’insegnante spiegava a noi allievi la struttura muscolare del corpo umano, che un lampo attraversò la mia mente. Il classico lampo dell’ispirazione, in cui vidi, in una frazione di secondo, un uomo in abiti ottocenteschi illustrare ad una classe di ragazzi alcune tavole anatomiche. Si trattava di Joan Marcel. Benché stessi in quel periodo scrivendo La nave del destino - Asia, personaggi di una nuovissima storia entrarono prepotentemente in me. Dopo il pittore, visualizzai Roze, poi subito, quasi contemporaneamente, Demetrio, che (udite, udite!) immaginai, dapprincipio, con l’aspetto di un albino. Solo più tardi ebbi l’idea di renderlo più simile – ma solo fisicamente parlando! – ad Asia, protagonista femminile del romanzo che stavo già scrivendo, ed ecco Demetrio così come lo conosciamo ora, con i capelli verdi e la pelle che si adorna di misteriosi ghirigori azzurri. Un autentico uomo albero!
Demetrio è un ragazzo estremamente introverso e che si trova escluso dagli altri solo per un fattore estetico. Perchè proprio questo tipo di protagonista? Volevi lanciare un messaggio particolare ai lettori? Se si quale?
Demetrio ha i capelli verdi e la pelle bianchissima, che al sole, invece di abbronzarsi, si adorna di misteriosi ghirigori azzurri; c’è chi lo trova ridicolo, come Greta e Charlotte, oppure bellissimo, come il pittore Joan Marcel, ma anche curioso e dolce, come Roze. Eppure nessuno (o quasi!) è, in fondo, veramente a conoscenza di cosa ci sia dentro i suoi occhi castani e nel suo cuore di uomo pianta. Gran parte di coloro che lo incontrano che basti poco per conoscerlo, ma si sbagliano (senza rendersene conto, se non troppo tardi!), ed è quello che, similmente, accade anche nella realtà che ci circonda, nella vita di ogni giorno, tra le persone; c’è infatti una domanda, tacita e nascosta, che grida in silenzio, tra le righe di ogni pagina di questo romanzo: quanto c’è, in ognuno di noi, la volontà di conoscere gli altri, e fino a che punto noi stessi siamo disposti ad aprirci con i nostri simili? Ponendoci questo interrogativo, forse capiremmo molte cose sui rapporti umani e sul loro deteriorarsi.
Non è la prima volta che nei tuoi libri tratti il tema del diverso. Come mai? Come mai questa scelta nei protagonisti dei tuoi libri?
Trattare del personaggio diverso per arrivare a chiedersi, alla fine, se sia davvero lui a vivere in un mondo di esseri umani normali, oppure il contrario; non mi riferisco a L’uomo che dipingeva con i coltelli, che è un romanzo oscuro, diciamo così, ma neanche a La nave del destino – Asia, in cui la protagonista assume, paradossalmente, ruoli di secondo piano rispetto agli altri personaggi.
Demetrio dai capelli verdi è, sopratutto, un romanzo di formazione, che parla del diverso, il quale, nel corso delle vicende, cresce e si rapporta con i suoi simili, e da questi continui confronti sorgerà in lui, o meglio, nel lettore, una constatazione, ossia che siamo tutti, in qualche maniera, diversi, perché ognuno ha i propri talenti, le proprie particolarità.
Il personaggio del pittore è molto interessante. All'inizio frustrato e quasi invidioso della bellezza e della giovinezza di Demetrio poi trova un equilibrio quando incontra Roze. Da dove nasce l'idea del personaggio a mio parere veramente molto realistico e ben delinato?
Joan Marcel è il primo personaggio che si incontra nel romanzo, tant’è che il capitolo introduttivo si intitola proprio “Il pittore”. Insieme con Demetrio e con una donna che il ragazzo dai capelli verdi incontra nella seconda parte del libro(non voglio svelare nulla!), è uno dei tre personaggi più importanti. E’ un uomo nato in una famiglia di coloni d’origine Andalusa nel continente d’oltreoceano, il Vinland (ossia l’America del nord), che in questo paese fittizio che ricorda l’Europa Ottomana ha trovato il senso della propria vita, ma non quello del cuore. Confuso più che mai, in bilico fra l’amore per Demetrio e Roze Vazilìsa Wiborova, figlia ventitreenne di un amico commerciante, Joan Marcel incarna un po’ lo stereotipo dell’artista appassionato e talentuoso, ma solo come le stelle: così apparentemente vicine, ma in realtà così tanto lontane le une dalle altre.
Da dove nasce l'idea per l'ambientazione del romanzo di Demetrio? E' solo accennata e non molto approfondita ma si può intuire che ci troviamo in un ipotetico '800. Cosa caratterizza questa tua ambientazione?
Rispetto agli altri due romanzi, Demetrio dai capelli verdi vive in un contesto molto più concreto e verosimile, sebbene si tratti, pur sempre, di un mondo che ricordi solo vagamente il nostro in quanto non è, come dici tu, molto approfondito: non si tratta infatti di un libro storico!
La scelta di ambientarlo in un ipotetico Ottocento viene direttamente dal grande fascino che io provo per quell’epoca, con tutti suoi contrasti, le mentalità, le innovazioni, i valori.
Il finale è aperto e molte cose sono lasciate in sospeso. Ci sarà un seguito al libro?
;-)
Anche in questo libro inserisci un'altra tua passione la pittura. Come mai?
L’idea primitiva era quella di scrivere un altro libro che narrasse di colori e passioni, ma poi la storia e i personaggi, nel corso della stesura, han preso una loro strada ed ecco il romanzo così come lo vediamo adesso. Un romanzo di formazione! La pittura è il germe da cui sono nati questi miei tre libri. Il primo, L’uomo che dipingeva con i coltelli, è fortemente improntato sui colori e sull’esasperazione dei cromatismi; La nave del destino – Asia, una favola per adulti dai colori leggeri; Demetrio dai capelli verdi è simile al secondo, ma è molto più cupo, austero, decisamente meno fiabesco e frizzante.
C'è qualcosa di autobiografico nel libro? Quanto delle tue esperienze di vita o pensieri influenzano i tuoi scritti?
Domanda da un milione di euro (falsi!). No, non c’è nulla di autobiografico. Avrei scritto una autobiografia, se avessi voluto parlare di me.
Fino ad ora ti sei cimentato solo nel genere fantasy. In futuro vorrai sperimentare un'altro genere? se si quale? e hai già in mente la storia che vorresti raccontare?
Sai che ci ho pensato più di una volta? Non sarebbe una cattiva idea, eppure non so… funzionerebbe? Mi ci riconoscerei? Perché se anche scrivessi di una storia ambientata ai giorni nostri, finirei per condirla di elementi surreali, tipicamente miei. Il fantasy, o meglio, il realismo magico, ce l’ho nel sangue! In ogni caso, staremo a vedere. Non so dirti quando, comunque.
Nelle tue precedenti interviste non riveli mai nulla dei tuoi progetti futuri ma qui sei liberamente costretto a parlarci dei tuoi prossimi romanzi e di cosa progetti di fare nell'immediato futuro. Non c'è possibilità di replica, qui vige una tirannia assoluta mi dispiace. :D
D’accordo, ma allenta un po’ la presa, quantomeno! Mi fai male! Che modi! Uhm, dunque… partendo dal presupposto che Demetrio dal capelli verdi è parte integrante del mio immediato futuro, e non solo di questo, bensì anche del prossimo (in quanto l’idea sarebbe quella di promuovere al massimo questo libro per poi lavorare al volume che tratti della prosecuzione, nonché alla conclusione, dei viaggi del ragazzo dai capelli verdi, quindi ecco a te la risposta alla 15° domanda!), non saprei cosa dirti riguardo i miei prossimi romanzi, se non che il quarto, a cui sto lavorando dalla scorsa estate, non uscirà prima di tre o quattro anni (ci si rileggerà quindi nel 2013 o nel 2014!Ciao Marco!). Mi sto riferendo a quello che ho concepito col titolo “La nave del destino – La tempesta”, un progetto che mi prenderà, appunto, molto tempo.
Avendo avuto più esperienze di pubblicazione e con 2 differenti case editrici, quale opinione ti sei fatto dell'editoria italiana e degli esordienti italian? Cosa ne pensi essendo anche tu un autore emergente?
L’esperienza deriva anche dall’aver intervistato finora moltissimi scrittori esordienti ed editori, quindi dal confronto diretto; e il discorso sarebbe davvero lungo, credimi!
Sostanzialmente, senza voler srotolare un papiro, io penso, da autore emergente, che il mondo dell’editoria (piccola, media e grande), sia molto difficile: occorre fare attenzione agli ostacoli, ai trabocchetti e agli specchi d’allodole. Ma la questione, il più delle volte – al di là degli aspetti più “tecnici” o “burocratici”, diciamo così, che concernono i rapporti Scrittore-Casa Editrice, (positivi, neutri o negativi che siano, questo non ha importanza nel discorso che voglio fare) – è quella di mettersi in gioco e quindi in discussione. Scrivere un libro è una sfida con sé stessi. Si tira fuori dal cassetto un sogno, un’ambizione e la si condivide con degli sconosciuti. “È come fare un regalo a qualcuno che non te l’ha chiesto”, mi disse una volta una mia amica scrittrice.
Il regalo può essere ben accetto, oppure il contrario. Mettersi in gioco e quindi in discussione significa perciò saper incassare le critiche, e non solo quelle negative, ma anche quelle positive, nelle quali può capitare di evincere una scorretta interpretazione del proprio libro. Perché spesso è anche questione di feedback e di feeling… e di punti di vista!
Per me la scrittura rappresenta un tesoro: mi ha permesso di conoscere tante persone valide, interessanti, realmente bendisposte nei miei confronti e sempre cariche di consigli genuini. Spero che continui in questa direzione.
Hai blog o siti dove possiamo seguirti?
Il mio blog delle interviste è: www.mmushroom.splinder.com
Poi c’è il blog delle mie emozioni, più intimo e personale: www.icolorideldestino.spaces.live.com
Questa era l'ultima domanda. Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?
Vorrei ringraziarti per l’opportunità che mi hai dato, leggendo il mio romanzo e intervistandomi. Saluto te e tutti i lettori del blog! Ciaooo!
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