INTERVISTA A ROBERTO RE

sabato 26 giugno 2010

Cari lettori,
l'intrevista di oggi è abbastanza vecchiotta... l'ho fatta un paio di settimane fa ma per problemi di blogger e computer la pubblico solo ora! Il libro dell'autore Roberto Re è "Il libro dei Misteri", un fantasy italiano che ha riscosso molti consensi e opinioni positive da tantissimi lettori che hanno potuto come me avere il piacere di leggerlo.
Buona Lettura!

Angolo dell'esordiente presenta l'autore: QUI

Ciao Roberto, benvenuto nel mio blog Italian Emerging Writers. Ti va di presentarti ai lettori?

R: Ciao e grazie dello spazio. Dunque, ho 33 anni e da quasi 3 sono tornato felicemente bamboccione, sono un divoratore di libri di molti generi (l’importante è che la trama mi attiri, poi non guardo troppo la catalogazione) e fin da più “giovane” ho il pallino della scrittura. Dopo molti tentativi fortunatamente cestinati, è venuta l’idea di base per "Il Libro dei Misteri" che mi ha tenuto occupato per parecchi anni nella stesura utilizzando il tempo libero a disposizione (quando c’era), e che ha visto la luce a giugno dell’anno scorso.


Il tuo primo romanzo è "Il libro dei misteri". Come lo descriveresti? Cosa diresti ai lettori che ti stanno leggendo per invogliarli alla lettura del tuo libro?
R: Il Libro dei Misteri è un romanzo che gioca molto con l’avventura ma senza disdegnare qualche tocco di originalità per vedere di uscire un po’ dai classici (e a volti noiosi…) schemi predefiniti. Per cui non aspettatevi i soliti eroi sboroni che partono alla salvezza del mondo senza paura, brandendo armi che fanno a pezzi i cattivi di turno con un solo movimento del polso, ma personaggi assolutamente umani che si rivelano in pieno con tutta la loro umanità, con le loro paure e ansie, gioie e dolori come proverebbe ciascuno di noi trovandosi, da un giorno all’altro, catapultato in una realtà decisamente più grossa. E aspettatevi uno stile brioso infarcito di dialoghi, nei quali si può trovare ironia e sarcasmo per rendere la lettura più piacevole. “Scrivi come ti piacerebbe leggere” è l’unica regola che mi sono dato (a parte quelle interne alla storia, ovvio), e dato che non sopporto un ritmo troppo piatto e colmo di descrizioni, ho cercato di dar vita ad una storia che puntasse molto sui personaggi, cercando di caratterizzarli e renderli credibili il più possibile.


Ci racconti come è stata la tua esperienza di pubblicazione e come ti sei sentito quando finalmente sei riuscito a pubblicare un tuo libro?
R: guarda, ovviamente all’inizio vieni preso da una sorta di esaltazione perché credi che tutto verrà fatto come te l’immagini. Bene, ben presto quell’aria da “bell’addormentato nel bosco” ti passa. Il libro è uscito con una editrice a contributo, è l’unico editore al quale avevo mandato lo scritto (dietro suggerimento) e quando è arrivata la risposta, dopo circa quattro mesi, ho pensato che quella di prenderti a casa delle copie fosse una usanza consueta dell’editoria. Ovviamente col tempo ho scoperto che si, è una usanza consueta, ma negativa. Quando non hai esperienza del settore e non ti preoccupi di informarti di quello che stai per fare, magari con chi ha già avuto esperienze simili, allora le rogne te le vai a cercare. Per restare nell’argomento, la fase della preparazione all’uscita erano eventi per me nuovi e tutti interessanti: un minimo di correzione tramite editor, la scelta della copertina preparata dal grafico ecc ecc. E poi avere il libro tra le mani nel suo formato finale è stata una sensazione decisamente piacevole.


"Il libro dei misteri" è un romanzo fantasy. Come mai scegli questo genere? E' quello che preferisci anche come lettore oppure è stata una scelta casuale?
R: Potrei subito darti la risposta più banale e scontata, cioè che il fantasy ti permette di liberare la fantasia e dare sfogo ai tuoi sogni, uscendo per qualche ora dalla realtà ecc ecc. Ma è l’aspetto che, sinceramente, mi interessa meno. O per lo meno, può interessarmi come “lettore” ma non come “scrittore”. Il fantasy ti offre la grande opportunità ti trasportare tematiche presenti nella realtà in un ambiente fittizio, di tua completa invenzione, e utilizzarli come non potresti fare se creassi, che ne so, una storia qualsiasi ambientata nella realtà. Nella mia storia trasporto l’aspetto religioso del dogma, utilizzando il Libro dei Misteri come se fosse la Sindone , o il Graal, o il Velo di Oviedo, o l’Arca dell’Alleanza per il Cristianesimo. Oggetti, cioè, che vengono venerati per quello che ci viene detto essere, ma dei quali non abbiamo “realmente” nessuna conoscenza. Trasporto nel romanzo una mia idea di quella che potrebbe essere la “divinità” diversa dal concetto che ne abbiamo noi: se dio (o gli dei) ci crearono a sua/loro immagine e somiglianza, perché allora anche loro non potrebbero essere scontrosi, capricciosi, arroganti ecc ecc, facendone una sorta di rivisitazione di quelli greci e romani? Ecco, per fare un paio di esempi, quello che ti permette il fantasy: trasportare dei tuoi concetti in un mondo dove ciò potrebbe essere plausibile…


Quanto di autobiografico c'è nei protagonisti del tuo romanzo? C'è qualcuno che ti assomiglia e che tu preferisci agli altri?
R: Autobiografico ben poco, anche perché quel personaggio avrebbe rischiato di diventare decisamente insopportabile. Non troverete una copia dell’autore nella storia, anche se uno dei protagonisti a corso il grande rischio di assomigliargli parecchio mentre veniva “costruito”. Fortunatamente per lui, non ho calcato troppo la mano. Ce ne sono due che, per motivi diversi, sono quelli che preferisco: una è Ydael, della quale parleremo più sotto. L’altro è Kilian: acido, burbero, scontroso, di poche ma pericolose parole e dai modi che vanno dritti al punto, più di una volta ha rischiato di prendersi la scena tutta per se. Spesso ho faticato non poco per mettergli le briglie, ma alla fine sono riuscito a non fargli prendere uno spazio troppo esagerato…


Qual è stata l'ispirazione che ti ha spinto a scrivere questo romanzo?
R: Come spiegavo poco sopra, è stata una serie di pensieri riguardanti l’uso che la religione cristiana, ma non solo quella, fa di alcuni oggetti che sono diventati di culto col passare dei secoli, e dei quali conosciamo ben poco. L’ambientazione fantasy mi permetteva di costruire una storia dove inventare un oggetto simile, e farne la linea guida per la prima metà della narrazione. Una unione tra il mistero e un fantasy avventuroso che mi ha permesso di dare libero sfogo alla fantasia


Il personaggio che preferisco è sicuramente la dea Ydael: forte coraggiosa, spigliata, capricciosa. Insomma un bel personaggio. Come è nata l'idea di questa dea-gatta?
R: Ydael raccoglie molti consensi sia dal pubblico maschile che femminile, diciamo che è pericolosa perché se si monta troppo la testa diventa incontrollabile. Battute a parte, la piccola dea è un perfetto concentrato dell’universo femminile: sa come ottenere quello che vuole, e se non riesce ad ottenerlo si comporta come se ci fosse riuscita lo stesso. Passa dalle frasi taglienti a soffusi miagolii con estrema disinvoltura, e se qualcuno si arrischia a grattarla dietro le orecchie quando è in forma felina rischia di farsi fregare l’anima senza nemmeno accorgersene. L’idea della gatta è stata anche per “esigenze di copione”: avendo bisogno di un animale che rappresentasse insieme più caratteristiche, e dalle dimensioni non troppo ingombranti da far viaggiare, a volte, insieme al gruppo, l’idea di un gatto mi è sembrata la più naturale.

Una curiosità personale. Essendo un fantasy, il libro è caratterizzato da nomi non consueti. E' stato facile o difficile per te inventarli?
R: Né facile né difficile, è stato divertente. Non puoi utilizzare, in un fantasy, nomi comuni alla nostra realtà. Credo che ne risentirebbe anche la storia. L’importante è creare nomi non troppo complicati, facili per il lettore da ricordare e associare alla caratteristiche fisiche del personaggio. Nomi semplici e, magari, con un buon suono che non influiscono negativamente nella lettura.

Qual è stata stata la difficoltà più grande nello scrivere questo romanzo e come sei riuscito a superala?
R: Sicuramente trovare il tempo per farlo. Questo romanzo ha avuto una gestazione lunghissima per una infinità di motivi. Intanto il lavoro, che ti consente di metterti seduto a scrivere tranquillo solo dopo cena quando va bene, poi vari eventi famigliari conditi da parecchi traslochi. Per almeno dieci anni, prima di essere terminata la stesura del libro ha subito pause enormi, stavo anche mesi e mesi senza riuscire a proseguire la storia, tanto che ad un certo punto pensavo quasi di abbandonare il tutto. Poi, tornato a casa dopo la fine di una storia durata qualche anno, ho ritrovato il tempo e soprattutto la voglia di riprendere in mano l’idea. Ovviamente col passare degli anni cambia il modo di esprimersi, e così il romanzo ha subito un ribaltone dall’inizio fino alla fine.


Cosa ne pensi del panorama editoriale in relazione agli scrittori esordienti?
R: Penso che faccia abbastanza schifo. Tolti coloro che riescono ad arrivare alle case editrici decenti, unendo alla bravura personale la fortuna di aver trovato persone serie decise a puntare sui loro scritti, il panorama della media-piccola editoria è piuttosto rivoltante. Ci sono quelle editrici che, anche in questo panorama, ti pubblicano senza chiedere contributi o altre clausole simili nei contratti, ma da quello che ho potuto sentire in giro con i vari esordienti che ho avuto il piacere di conoscere in quest’ultimo anno, l’editoria a contributo/pagamento è una piaga che non accenna a diminuire. Ormai mi sono fatto una idea personale dopo aver sbagliato la prima volta, e cioè che quel tipo di pubblicazione deve essere l’ultima spiaggia. L’esordiente italiano viene visto più come un pollo da spennare che un possibile talento sul quale puntare, si viene attirati con parole che promettono molto ma che poi, alla fine, rendono nulla. Non aspettatevi pubblicità da quelle editrici, perché sono più interessate a promuovere se stesse che ciò che pubblicano, col risultato che tocca all’autore tutto il lavoro di pubblicità e marketing per cercare di farsi conoscere, programmare presentazioni, far girare la voce…Spesso è una fatica che non ti aspetti quando provi a entrare nell’ambiente, col risultato che questo modo di agire mi aveva fatto pensare che tutti questi sforzi sono tempo sprecato, e che il prossimo libro il cantiere sarebbe stato l’ultimo, da cercare di mettere in mani serie. Ma le soddisfazioni che mi sta dando il libro in questo ultimo periodo mi sta facendo sperare che, se davvero c’è della qualità in quello che scrivi, qualcuno che ha esperienza del settore se ne può accorgere e darti delle piacevoli sorprese: il libro era tra i 5 finalisti del Premio Letterario Nazionale “Cittadella”, relativo a romanzi fantasy editi nel biennio 2008/09, ed è arrivato secondo ex equo dietro Marco Davide, ed è anche tra i 3 finalisti del Premio di Narrativa Nazionale “Insieme nel Mondo” che verrà assegnato a metà luglio..


Quali sono i tuoi progetti futuri? C'è qualche novità che puoi svelarci?
R: Ho terminato ad aprile un secondo romanzo, più lungo e complesso e ambizioso de "Il Libro dei Misteri", che al momento è sotto lavoro di editing con una persona che ci sa fare. Rimane nel campo del fantasy, ma senza la solita ricerca del solito oggetto da parte di qualcuno che deve salvare il mondo. Ho cercato qualcosa che potesse andare al di là di questa traccia, e scriverlo è stato tanto eccitante quanto faticoso. Non so dire quando (e se…) uscirà per tutti i motivi che ho elencato nella risposta alla domanda precedente.


Hai blog o siti dove possiamo seguirti?
R: No, non ho un blog e nemmeno un sito personale per un motivo tanto semplice quanto banale: non avrei il tempo e tantomeno la voglia di stargli dietro. Chi vuole trovarmi può farlo tranquillamente rintracciandomi su Facebook, che uso per tutti i motivi possibili e immaginabili, comunicazioni e notizie varie comprese.



Questa era l'ultima domanda. Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutarci?
R: Si, aggiungo un “grazie dello spazio” e buona lettura a tutti!
 
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