INTERVISTA A TERESA DI GAETANO

martedì 30 marzo 2010

Cari lettori,
l'intervista di oggi presenta l'autrice Teresa di Gaetano e in particolar modo il suo romanzo "La bambola di vetro".


Teresa Di Gaetano è diplomata in Giornalismo Radiotelevisivo ed ha collaborato per diverse testate giornalistiche. Giornalista, ha fatto uno stage presso l’ADNKRONOS sezione cultura di Roma, avendo vinto un concorso letterario-giornalistico.
Allieva della rivista “Storie” di Roma, la sua esercitazione sul momentismo, nuova corrente letteraria, è stata pubblicata nella antologia. Ha frequentato un “Laboratorio di giornalismo e tecniche audiovisive” a Roma.
Nel Novembre 2003 ha pubblicato la prima raccolta per ragazzi “Bubble, Bubble! Dodici racconti” insignita da vari riconoscimenti ai premi letterari. Alcuni suoi racconti sono apparsi nelle antologie dei premi.
Nel gennaio 2006 presso la Casa editrice Montedit è uscita una seconda raccolta Conchiglia… e altri racconti, mentre nel febbraio 2007 ha pubblicato per la stessa Casa editrice il suo romanzo di esordio La bambola di vetro Ha scritto una fiaba: “La sabbia delle streghe – La leggenda di Primrose”.



INTERVISTA

Ciao Teresa benvenuta nel mio blog Italian Emerging Writers, è un piacere per me ospitarti qui! Hai voglia di presentarti?

Ciao Alessandra e grazie per avermi ospitato nel tuo bel blog dedicato agli scrittori emergenti. Mi chiamo Teresa e come molti ho la passione per la scrittura. Una passione che è nata quando ero bambina, grazie a mia madre che sin dalla tenera età mi ha sensibilizzato a leggere prima i grandi classici per ragazzi e poi tutti quei libri che in un modo o nell’altro hanno segnato la storia della letteratura di tutti i tempi. Sono convinta che insegnare ai bambini l’amore per la lettura sia una cosa davvero fondamentale. Perché leggere un buon libro aiuta la fantasia a crescere e a svilupparsi, quindi a non farla rimanere ancorata a quelle percezioni naturali che si hanno da bambini, ma a farla volare in alto. Accostatami a questi libri di un certo rilievo, mi sono accorta che anche a me sarebbe in qualche modo piaciuto scriverli. Così ebbra di questa convinzione mi sono messa a scrivere anch’io un libro, da bambina, un giallo per l’esattezza. La stessa idea l’ha avuta anche mia sorella. Ricordo, infatti, che mentre eravamo alla scrivania, nella nostra cameretta, scrivevamo ognuna di noi due il proprio manoscritto. Io in particolar modo avvertivo un forte richiamo, una certa gioia, nell’annotare quello che la mia fantasia mi suggeriva. Credo, infatti, che fin da bambini si mostrano le proprie inclinazioni. E così poi successivamente scrissi altre storie, mentre mia sorella non si cimentò più. Ovviamente sono rimaste incompiute, ma se a distanza di tempo rileggo quegli scritti non mi sorprende ritrovare un grande entusiasmo, una grande inventiva. Per me scrivere era ed è un autentico momento di felicità. Poi, non c’è che dire, sono stata abbastanza fortunata nell’essere dotata di una smisurata fantasia. Certo, quando c’è tanta immaginazione, soprattutto in giovanissima età, non si ha la maturità nel saperla gestire opportunamente. Ma, credo, che comunque è buon punto di partenza per accostarsi al mondo della scrittura.


Ci parli del tuo romanzo fantasy "La bambola di vetro"?

“La bambola di vetro” è appunto, come dici bene tu, un fantasy. E’ un libro che ha visto la luce nel 2007, però è nato molti anni prima. Ho iniziato a scriverla infatti solo nel 1996, ma poi, improvvisamente ho abbandonato il manoscritto. Avevo scritto prima “La sabbia delle streghe – La leggenda di Primrose” e le due storie si somigliavano troppo. Una mia caratteristica è quella di cercare di scrivere libri uno diverso dall’altro, anche per non ripetermi, ma soprattutto per sperimentare nuovi modi di raccontare. Ho ripreso il manoscritto de “La bambola di vetro” successivamente. Stavo scrivendo il mio primo libro di racconti, “Bubble, Bubble! Dodici racconti”, e volevo appunto inserirlo in questa raccolta come un lungo racconto. Ma siccome era troppo lungo, allora ho deciso di pubblicarlo a parte. La storia si allontana un po’ dalla mia idea originale, ma il mio intento, quello di usare la scrittura come un luogo di riflessione, oltre che di evasione, è riuscito appieno.


Da dove hai preso l'ispirazione per il soggetto del libro?

L’ispirazione mi è venuta grazie alla lettura di un piccolo libriccino, “Il fantasma di Canterville” di Oscar Wilde, intorno agli anni Ottanta. Ho cercato, qualche tempo fa, tra le mie carte se avevo annotato l’idea (è mia abitudine, quando ho un’idea di annotarla nel primo foglio che mi capita!), ma non ho trovato nulla. Evidentemente l’avevo ben scolpita nella mente. Ma il libro risente delle influenze di altri bei libri, come: “La bambola” di Boleslaw Prus, “Cime tempestose” di Emily Bronte e “Sulla strada” di Jack Kerouak.


Qual'è il personaggio che più ti rappresenta?

Mah... tutto il libro mi rappresenta un pochino. In ogni personaggio c’è una piccola parte di me. Possiamo parlare di personaggio preferito. Bè... è indiscutibile che sia Latakìa Bèrard, la bella modella di cui è innamorato Reinhold. Mi piace perché amo moltissimo la moda, fin da bambina, oltre la scrittura, ho questa passione per il mondo della moda. Ricordo, infatti, che strappavo dalle riviste i modelli degli abiti che mi piacevano di più e li raccoglievo dentro una carpetta. E poi perché ha un modo disincantato di guardare la vita, essendo dotata del potere del futuro. Non crearsi illusioni mi sembra un modo maturo per affrontare la vita. Attenzione, non intendo che non bisogna sognare o stare solo coi piedi per terra. Questo no. Ma intendo nell’avere una certa saggezza nel saper mettere un punto alle situazioni, cioè sognare sì, ma tenendosi ben saldi alla realtà, proprio per evitare che l’infrangersi delle nostre illusioni nel momento in cui si presentano non ci pieghino del tutto. E mi sembra che Latakìa tra tutti i personaggi sia il migliore in assoluto nel trasmettere questo messaggio. E poi mi piace anche per quel suo intuito di cui l’ho dotata, una prerogativa di noi donne. Noi donne rispetto agli uomini abbiamo a volte quell’intuito che ci permette di evitare alcune situazioni o di capirle. Forse perché abbiamo la possibilità di essere madri.


Quali scrittori hanno maggiormente influenzato il tuo stile?

Non c’è uno scrittore in particolare che ha influenzato il mio stile, ma libri. E’ significativo che un testo tracci nella mia sfera personale un segno e che io, vuoi per ammirazione, vuoi per emulazione, vuoi per imitazione, ho seguito. Non sono però solo libri che mi sono piaciuti; molto spesso sono libri che non mi sono piaciuti e, allora, per discostarmene ho ricercato un nuovo stile, un nuovo modo di raccontare le mie storie.


Perchè hai scelto il genere fantasy?

Il fantasy è un genere che mi è congeniale. Data la mia traboccante immaginazione. E poi con il fantasy si può spaziare con i vari generi. Puoi costruire storie d’amore, puoi scrivere di mistero, non ci sono limiti. Forse l’unico genere (ma che comunque amo moltissimo) che non si può introdurre è quello del romanzo prettamente storico. Sì... molti libri storici sono fantasiosi, ma rimangono giustamente ancorati al loro tempo.


Quali sono i temi principali del romanzo? E quale messaggio vorresti lanciare ai lettori che leggono il tuo romanzo?

La storia non è molto semplice da raccontare, perché ho costruito una trama molto articolata. Praticamente sono due trame in una. Narra dell’avventura soprannaturale di Reinhold Kyd, un ragazzo di una ventina d’anni, che dovrà combattere contro l’avverso Tempo per liberare la contessina Virginia di Bergeijk da un terribile maleficio. L’intento è quello di dar voce, attraverso le belle frasi pronunciate dai personaggi, a tutta quella sfera di sentimenti e sensazioni che permettono di descrivere una piccola parte della dimensione umana. Siamo fatti di sentimenti e questi ci muovono verso le situazioni. Possiamo plasmarle, è vero, grazie al libero arbitrio, ma non possiamo impedire che alcune cose accadano nella nostra vita. Come ad esempio, la morte. Possiamo ritardarla, ma è un evento che fa parte della nostra esistenza. Allora, se i fantasmi del passato popolano in qualche modo la nostra coscienza si può ben capire come in realtà il nostro presente è inscindibilmente parte del passato. Mentre il futuro si presenta incerto e le nostre aspettative possono andare deluse, il presente è il continuum del passato, dobbiamo, quindi, riallacciarci alla storia dei nostri avi per capire la nostra esistenza. Siamo tessuto, per così dire, già cucito da chi è venuto prima di noi.


Qual'è stato il tuo percorso come scrittrice? Spiegaci anche come sei riuscita a pubblicare il tuo libro. Hai qualche consiglio da dare ad altri scrittori emergenti?

Inizialmente ho tentato di scrivere delle storie lunghe, ma poi abbandonavo i manoscritti e, quindi, le storie rimanevano lì incomplete. Poi mi sono cimentata anche un po’ con le poesie, ma con scarsi risultati. E così ho puntato sui racconti e da lì si comprendono molte cose. Soprattutto le dinamiche della narrazione. Si ha un’idea ed è giusto annotarla da qualche parte per poi riprenderla. Ma mentre nel racconto il tessuto narrativo si sviluppa in poche pagine, con i romanzi bisogna stare attenti a tante cose. Le contraddizioni, ad esempio. Scompariranno è ovvio solo se rileggiamo il testo e lo rimeditiamo. Credo che è bene fare qualche corso di scrittura creativa, anche se purtroppo sono a pagamento, aiutano in un certo qual modo a sviluppare l’idea di testo narrativo. Scrivere, infatti, non è come parlare eppure il racconto o romanzo si deve avvicinare il più possibile a un qualcosa che è narrato oralmente. La tradizione greca con l’Iliade e l’Odissea ci ha infatti tramandato questa idea di far narrativa. Sappiamo che queste due grandi opere furono scritte da Omero, ma sappiamo anche che furono tramandate oralmente. Questo cosa vuol dire? Che la storia ci è giunta sino a noi grazie ai cantastorie che la riproponevano nelle piazze e alle corti dei re. Sarebbe un bene poter leggere e scrivere tutti i giorni (l’idea di tenere un diario dove annotare i propri pensieri e ciò che è accaduto è un’ottima risorsa di esercizio), questo è il consiglio che posso dare a chi si vuole accostare a questo ambitissimo mestiere.


Quando hai scoperto la tua passione per la scrittura?

Come ho detto prima da bambina, un tema svolto fantasiosamente a casa ed una poesia dedicata alla mia maestra. Questi scritti di cui parlo sono i primi in assoluto, seguiti naturalmente dal giallo, dalle altre storie e dal mio diario personale.


Parlaci delle altre tue opere letterarie.

Ho già scritto “La sabbia delle streghe – La leggenda di Primrose”. E’ una fiaba fantasy. A differenza delle opere già pubblicate prevede una continuazione, quindi la storia si sviluppa in più volumi. Quando allora la creai avevo pensato di suddividerla in cinque volumi, poi ho avuto, per così dire un ripensamento, dettato da un mio momentaneo smarrimento (sono stata colpita dal famoso blocco dello scrittore e per qualche anno non sono più riuscita a continuare la storia), adesso invece non posso dare un numero ai volumi della saga, però per ora ne ho previsti altri tre oltre i cinque già pensati. Quindi, dipenderà tutto dall’ispirazione del momento. Intanto sto lavorando al secondo volume (è decisamente più grande del primo!) che si intitolerà “La sabbia delle streghe – Alla ricerca dei ricordi”. Vorrei dedicarmi alla stesura di altre storie, ma è davvero impossibile. Ancora ora che sto correggendo il testo aggiungo idee ai capitoli iniziali cambiando la storia, quindi... Comunque, una cosa è certa: i sottotitoli degli altri volumi della saga sono stati già tutti pensati, per cui... aspettiamo!


Hai in programma qualche presentazione? Parlaci dei tuoi progetti futuri.

Sì per La sabbia delle strege – La leggenda di Primrose farò delle presentazioni, però per ora è prematuro parlarne dato che ancora il libro non è stato pubblicato. Però è una cosa che farò: è importante e fondamentale incontrare le persone, non soltanto per parlare della storia, ma anche per avere un confronto ideale con i miei lettori.


Hai dei siti dove possiamo seguirti? Dove si possono acquistare i tuoi libri?

Certo. Amando scrivere non ho proprio resistito alla tentazione di aver dei blog. Sì... parlo al plurale perché ne avevo due. Il primo, “Una città trasparente a se stessa” (http://digater.blogspot.com/), era un luogo ideale dove annotavo di tanto in tanto una storia che scribacchiavo quando avevo un po’ di tempo. Parlo al passato perché l’ho recentemente chiuso. Infatti, questa storia probabilmente diventerà un libro dall’omonimo titolo e, quindi, non mi sembra più opportuno postarla di volta in volta sul blog. Ma il blog comunque sarà consultabile, cioè rimarrà on line per poter leggere il primo e parte del secondo capitolo ed eventualmente poi mi tornerà utile se e quando il libro uscirà perché vi annoterò tutto ciò che riguarda appunto il libro. Inoltre, in questo blog si possono ammirare alcune belle foto che ho scattato (un’altra mia passione!). Il secondo, “Teresa” (http://tdigaetano.spaces.live.com/), è il mio diario personale, annoto, quindi davvero un po’ di tutto. Ho voluto un po’ ricuperare l’antica idea di blog, perché oggi la maggior parte dei blog sono tematici (o si parla solo di recensioni di libri, o solo di recensioni di film), invece ho ripreso l’antica idea del blog che era un diario on line dove poter pubblicare le proprie vicende.

Per quanto riguarda i miei libri, si possono acquistare soprattutto su internet. Ad esempio su ibs, bol.it, etc. e sul sito della Casa editrice, ecco i link rispettivamente per “La bambola di vetro” e “Conchiglia... e altri racconti”:

http://www.clubautori.it/teresa.di.gaetano/la.bambola.di.vetro

http://www.clubautori.it/teresa.di.gaetano/conchiglia.e.altri.racconti

Vorrei precisare che la Casa editrice spedisce eventualmente il libro alle librerie che lo ordineranno. Basta mettersi direttamente in contatto con loro, compilando l’apposito modulo presente sul sito.


Questa era l'ultima domanda. Vuoi aggiungere qualcosa prima di lasciarci?

Sì... spero mi seguirete numerosi nel mio difficile percorso di aspirante scrittrice, perché la mia passione è autentica, genuina. Amo scrivere perché è un pò come vivere tante vite, quelle dei miei personaggi, con storie diverse sì ma con un unico intento: far volare lontano la fantasia.

INTERVISTA A FEDERICA RAMPONI

domenica 28 marzo 2010

Cari lettori,



l'intervista che segue è stata fatta a Federica Ramponi, autrice del libro che ho recensito anche nel mio blog Diario di Pensieri Persi "L'erede di Vitar".
Vi consiglio il suo libro perchè nonostante non sia molto lungo è stata veramente una lettura piacevole e Federica è davvero una persona simpatica e disponibile!










Ciao federica, hai voglia di presentarti ai lettori? Parlaci un pò di te.
Ciao Alessandra! Innanzitutto, grazie per il tuo tempo! Mi chiamo Federica Ramponi, classe 73, diploma in lingue, mamma (Elena di 6 anni e Alessandra di quasi 3), moglie di Fabio, impiegata, cantante e scrittrice a tempo molto, molto perso. Tutte queste attività si sono accumulate nel corso degli anni, e sono una la conseguenza/causa dell'altra. Prima di conoscere mio marito cantavo nei pianobar, poi ho smesso perché sono arrivate le bambine e allora ho cominciato a scrivere perché in maternità avevo un po' di tempo libero e l'ispirazione. Adesso che le pupe sono svezzate ho ricominciato a cantare proprio con Fabio, però non voglio smettere di scrivere, ma mi rendo conto che il tempo a mia disposizione è scaduto… quindi sono lenta: sono ferma a pag. 119 del nuovo romanzo da almeno un mese. Però in testa c'è tutto, e molto altro! E poi Elena è una gran palestra: mi chiede in continuazione di inventarle delle storie! Adoro leggere, soprattutto fantascienza, fantasy e gialli: ogni tanto guardo la libreria e penso che ci metterò fino al 2035 per leggere tutto, ma non perdo le speranze! La casa è perennemente in disordine e il caos regna sovrano, però le pulizie di base le faccio…


Cosa ti piace del genere fantasy/fantascienza? Perchè hai deciso di scrivere un libro proprio su questo genere letterario?

Fin da piccola guardavo Star Trek con mia mamma, e sempre con lei i film con Cary Grant, Doris Day, Audrey Hepburn… quei bei film anni '50 carichi di sentimento, così romantici! Nella mia testa si deve essere creato un mix latente fino a oggi! Della fantascienza mi piace quasi tutto, tranne quella più violenta o splatter, quindi largo a Star Trek, Star Wars, Asimov, Silverberg, Wells, Verne, i classici dell'Età d'Oro, ma anche certo Dick e altri più moderni, però al momento sono un po' poco aggiornata. Mi piace come descrivono la nostra possibile vita da qui all'infinito, l'incontro con altre civiltà, non solo le scoperte e le invenzioni, ma anche i cambiamenti della società, le conseguenze a cui possono portare determinati comportamenti reali, il quadro, ottimista o pessimista, del nostro futuro se non fermiamo in tempo lo spreco, la violenza e la cecità delle nostre azioni. Fa riflettere e critica la società moderna senza che nessuno possa frenarla, perché non sta parlando del governo di una data Nazione, ma del tiranno del pianeta XYZ. Ha superato la censura varie volte in questo modo. Del fantasy, che peraltro può avere la stessa valenza in certi casi, mi piace invece l'evasione totale, il sogno, la dimensione onirica delle sue rappresentazioni e la magia che pervade le narrazioni.
Il mio romanzo si basa su un sogno, e finché non l'ho fissato su "fogli virtuali" non ne ha voluto sapere di mollarmi! Nel mio subconscio si dovevano essere mescolati un po' di storie d'amore dei vecchi film e astronavi guidate da alieni dalla pelle blu, ed ecco un romanzo che unisce i miei filoni preferiti!


Dato che hai accennato al tuo romanzo, ci parli un pò de "L'erede di Vitar"?
E' un fanta-harmony: come disse una volta mio babbo, puoi aver scritto solo una storia d'amore fra le stelle. E ci ha preso!
E' un po' come se mi fossi raccontata una favola: la principessa Feri, del pianeta Vitar, vissuta in quasi completo isolamento, al compimento del 21° anno deve scegliere il suo futuro sposo fra quelli proposti all'interno di una cerchia ristretta ai principi dei pianeti della Lega di Lletyo, una confederazione di pianeti più o meno simili per tecnologia e tradizioni. Purtroppo uno di questi, Drel, bara, nel senso che plagia i genitori di Feri affinché la scelta sia quasi obbligata, e quando lei scopre che Drel ha un'amante e che questa l'ha probabilmente aiutato nel loro assassinio, cerca una scappatoia legale a questo matrimonio forzato. Il Primo Ministro l'aiuta: deve cercare un contendente da opporre a Drel, che vanti diritti sulla successione al trono, ma lei compie un errore di rotta e precipita sulla Terra, arretrata e quindi non molto studiata su Vitar. S'imbatte in Jason, un terrestre che fa parte di un'associazione governativa per la ricerca di vita extraterrestre (COSS), innamorandosene al primo sguardo. Per evitare di essere tenuta sotto osservazione dal COSS, assume l'identità di una terrestre appena deceduta e si adegua in fretta alla sua nuova vita, ma deve cercare di ripartire in fretta altrimenti Drel la troverà. Mentre cerca un modo per riprendere possesso della sua navetta, Jason si rifà vivo, non la riconosce ma ricambia i suoi sentimenti e lei non se la sente più di lasciare la Terra… anche perché potrebbe essere proprio lui la soluzione!


E' stato molto divertente scriverlo, soprattutto nei pezzi in cui è presente Michael, che ho notato essere uno dei personaggi più amati. Forse perché è ironico e irriverente? Ad ogni modo, anch'io gli sono affezionata, però l'eroe rimane Jason, bello come il sole (un mix fra un attore non molto noto e mio marito) ma un po' sfigato in amore… Feri ha tante qualità che io non ho: per esempio, è molto coraggiosa, ma anche ligia al dovere. Prima di opporsi a Drel, deve trovare un modo lecito. Ecco, io sono abbastanza ligia al dovere, ma piuttosto pecorona… Il Primo Ministro è una figura affettiva molto importante per lei, e rappresenta la colonna portante del suo mondo. Drel e Fleni sono dei cattivi forse un po' standard, un po' stereotipati, ma mi sono venuti in mente così e in un certo senso mi piacevano.
Ho dovuto trovare tante soluzioni perché il sogno non mi ha dato tutti i motivi o i retroscena: il filo logico che legasse tutti i vari avvenimenti ho dovuto metterlo io. Sarebbe stato comodo altrimenti! E ho cambiato tantissime piccole cose: se rileggo la prima stesura fa un po' ridere, soprattutto nei dialoghi… Feri all'inizio era molto più sciocca!


Hai detto che nella tua immaginazione jason è un mix tra un attore non molto noto e tuo marito... qual'è l'attore di cui hai parlato che nella tua immaginazione è Jason?




Ci sarà un seguito per questo libro?

In realtà per me questa era una storia finita, nel senso che non sapevo nemmeno se avrei continuato a scrivere dopo aver terminato il romanzo. La verità è che ci ho preso gusto, e ho cominciato a sfornare tanti racconti brevi. Per le vicende di Feri e Jason, siccome tante lettrici mi hanno chiesto cosa succederà poi, mi sono messa a pensare che in fondo ci sono diverse porte aperte ancora, alcune possibilità che si potrebbero sviluppare. E così, ho una vaga, molto vaga idea di quello che potrebbe succedere, tanto che sono a pag. 3. Ci sono delle complicazioni e si svelano alcuni tratti del passato di Vitar che non sono poi tanto edificanti, forse… non ho ancora chiaro dove voglio andare a parare, so che succede un bel marasma, chissà se riesco a risolvere la situazione!!! E' che ne ho già altri due in lista di attesa da almeno due anni: uno è a metà circa, ed è un fantasy, che però avrei dovuto scrivere dopo un altro romanzo di fantascienza con una non-storia d'amore come filo conduttore, su cui rimugino dal 2007. E i personaggi ancora non me la perdonano…


Hai detto che scrivi a tempo perso e che hai cominciato durante la maternità. Ti è sempre piaciuto scrivere o è stata una piacevole scoperta? Ti saresti aspettata di veder pubblicato un tuo romanzo?

Quando ero a scuola, i temi che mi piaceva maggiormente scrivere erano quelli "inventa una storia che inizia così", e da piccola inventavo favole per mio fratello minore e il mio cuginetto, che avevano per protagonisti degli animali. Ho sempre avuto una gran fantasia, ma non credevo fosse abbastanza per cominciare a scrivere. Dovevo anche acquisire una certa maturità, per dare logicità agli eventi e guardarli, diciamo così, da un punto di vista distaccato, altrimenti tutti i personaggi avrebbero parlato con la mia voce! Avevo quindici anni quando ho cominciato il mio primo romanzo, tuttora fermo al primo capitolo, che ho scritto e riscritto per anni. Poi ho rinunciato: o quella storia non aveva un senso, oppure non ero pronta. Forse, quando avrò terminato gli altri progetti di cui ho parlato, sarà il caso di vedere se si può salvare qualcosa!

C'è un detto che recita che nella vita bisogna fare tre cose: piantare un albero, avere un figlio e scrivere un libro. Quando è nata Elena abbiamo piantato un nespolo giapponese, che l'anno scorso ha dato i primi (dolcissimi) frutti. Quindi mi mancava il libro. Scherzi a parte, non mi sarei mai sognata di riuscire a pubblicarlo: già riuscire a scrivere una storia così lunga (so che i veri romanzi fiume sono lunghi centinaia di pagine, ma per me 168 erano già una marea!) che avesse un senso compiuto mi era sembrata un'impresa titanica. Credo che se non mi avessero incoraggiata alcune amiche scrittrici (Chiara Guidarini e Antonia Romagnoli), conosciute mentre stendevo il romanzo, non ci sarei mai arrivata. C'è voluta una certa costanza nel rifiutare le offerte con contributo, sebbene alcune fossero perfino allettanti, e una gran ricerca su internet di case editrici a cui sottoporre il manoscritto, e un bel po' di pazienza e di attesa…



A quale pubblico è rivolto il tuo libro? Qual è il messaggio che lanci al lettore?

Principalmente a un pubblico femminile fra i 14 e i 40 anni, alle eterne sognatrici e alle romanticone. Non so di preciso che cosa mi sono prefissa come messaggio: qualcuno ci ha visto la critica alla società consumista, qualcun altro un chiaro messaggio ecologista… Io credo soltanto che l'amore arrivi quando e da dove meno te lo aspetti! E che possiamo prendere tutte le contromisure che vogliamo: se gli alieni esistono e arrivano fin qui, vuol dire che sono talmente avanti come tecnologia rispetto alla nostra che non riusciremo a fermarli in nessun modo (con buona pace del secondo tempo di Indipendence day…).


Qual è il tuo romanzo preferito? quello che ti rispecchia maggiormente e che terrai sempre nel cuore??

Ci sono diversi libri che amo particolarmente: per la fantascienza, "Notturno" di Asimov e "La penultima verità" di Dick. "Orgoglio e pregiudizio" della Austin e "C'era una volta" della Christie credo rimarranno sempre indelebili nel mio cuore! Per il romanzo che mi rispecchia, facile: il mio!!! Per sua sfortuna Feri pensa con la mia testa…


Cosa senti di consigliare agli scrittori che vorrebbero vedere il loro romanzo pubblicato?? Credi sia un buon modo di farsi conoscere quello di partecipare a dei tornei letterari?

Non so se sono in grado di dare i consigli giusti, ma mi sento di raccontare come ho fatto io: le esperienze serviranno a qualcosa, almeno a condividerle! Prima di tutto, ho cercato qualcuno che mi dicesse se il romanzo avesse un senso, se c'erano cose da modificare o che proprio non quadravano. Poi ho cercato su internet le dritte per presentarsi a una casa editrice, e sono approdata al Rifugio degli Esordienti: consiglio a tutti gli aspiranti scrittori di visitarlo, è gratis e le persone che lo gestiscono sono carinissime, disponibili e molto molto in gamba! Ho seguito tutte le indicazioni, compresa quella di inviare il manoscritto in revisione ai loro lettori: il risultato è stato di conoscere nuovi amici (Chiara Guidarini e Walter Serra, anch'essi scrittori), e di migliorare nel contempo il romanzo, che si è anche arricchito di alcune pagine. Poi ho partecipato a qualche concorso, perché nel curriculum volevo mettere qualcosa di più attinente al settore letterario (fino a quel momento avrei potuto mettere solo "mamma, moglie, impiegata e cantante di pianobar", che sono tutte attività lodevoli ma non c'entrano niente coi libri…). I miei racconti sono andati bene, così il mio nome ha cominciato a circolare, e in questo modo ho ottenuto due risultati: avere qualche trascorso letterario da poter segnalare alle case editrici e fare pubblicità ai miei scritti, perché magari se piace il racconto qualcuno si incuriosisce e cerca il romanzo! La ricerca dell'editore è stata lunga, e ho dovuto avere pazienza, e probabilmente senza l'aiuto di Chiara e di Antonia Romagnoli (altra scrittrice che nel frattempo avevo conosciuto) mi sarei inchinata alle proposte con contributo. Però volevo essere pubblicata se valida, non se pagante. Ho aspettato a lungo, ma alla fine ce l'ho fatta!
Direi che bisogna leggere parecchio, ma non in fretta, studiando se possibile lo stile di chi ci piace di più; un corso di scrittura creativa, anche breve, non sarebbe male (ne ho seguito uno, gratuito, condotto da Stas Gawronsky!); è bene confrontarsi con i lettori partecipando a concorsi con i propri racconti (anche in questo caso ce ne sono tantissimi gratis, insomma si capisce che sono tirchia…) e avere tanta pazienza e soprattutto umiltà: mai pensare che la propria opera sia un capolavoro e se gli altri la pensano diversamente sono degli incompetenti! Mai pensare di essere arrivati: il bello è la strada e con chi la percorri! Non devo perdere di vista la componente ludica: è divertimento ideare una trama, è soddisfazione personale riuscire a scrivere la parola "Fine", è meraviglioso incontrare nuove amiche con cui condividere dubbi, sconfitte, vittorie! Io sono appena partita, vedremo se saprò migliorare, continuare o se questo rimarrà il mio primo e ultimo romanzo! Di sicuro non sono ancora una scrittrice, ma ce la sto mettendo tutta!
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